(da Ameglia Informa di febbraio 2018)
Questa è la documentazione completa e incontrovertibile delle partenze delle navi da Bocca di Magra attraverso la consultazione incrociata di alcuni archivi ufficiali israeliani e le memorie di Ada Sereni.
Dopo le partenze delle due navi “Fede” e “Fenice” dalla Spezia la base di partenza degli ebrei scampati alla Shoah, venne spostata a Fiumaretta, come spiegato su Ameglia Informa di dicembre 2017 con l’intervista postuma ad Ada Sereni.
Tutte queste partenze, nonostante l’euforia del viaggio, non andarono però a buon fine perché furono intercettate nelle vicinanze della Palestina dalle navi della Marina inglese con conseguente internamento degli ebrei nei campi di concentramento a Cipro; Quelli della Exodus (da non confondere con quella del film Exodus, che è tutt’altra storia e mistificata) furono addirittura rispediti in Germania in ex lager nazisti con sbarco forzato, naturalmente in condizioni più umane ma pur sempre trattati come prigionieri. Solo nel 1948 i profughi poterono raggiungere la Palestina. Le sofferenze non erano ancora finite!
SF
La prima partenza di ebrei clandestini da Bocca di Magra avvenne il 31 luglio 1946 con la nave “Avanti” che, dopo la partenza, venne ribattezzata “Katriel Jaffe”.
Katriel Jaffe (nella foto sopra), fu tra i primi marinai del futuro Stato d’Israele.
Accompagnò due navi di Ma’apilim (immigrati illegali), la prima nel 1934 e la seconda, che arrivò il 1° settembre 1939, il giorno in cui scoppiò la seconda guerra mondiale. Fu anche il comandante del lancio in cui 23 marinai restarono dispersi in mare nel 1941, quando partirono per una missione dell’esercito britannico verso Tripoli, nel nord del Libano.
Sulla nave, che salpò da Bocca di Magra, presero posto 604 Ma’apilim (ebrei clandestini). Molti di loro erano “bambini di Selvino” (I bambini di Selvino sono stati un gruppo di circa 800 bambini dell’Olocausto, ebrei, sopravvissuti ai campi di sterminio e rimasti orfani, raccolti nel dopoguerra in Italia dalla brigata ebraica, tra il 1945 e il 1948, nell’ex-colonia fascista di Sciesopoli, a Selvino sulle Prealpi bergamasche della Val Seriana).
Il comandante della nave era Eliezer Tal (Klein). Durante il tragitto, ricevette istruzioni per incontrare la nave “Kaf Gimel Yordei HaSira” per portare a bordo i suoi passeggeri. A causa però di una serie di guasti tecnici, questo incontro non ha avuto più luogo. La “Katriel Jaffe” fu fermata dalla Marina britannica e rimorchiata nella baia di Haifa il 13 agosto.
Qui, il comandante Eliezer Tal organizzò un gruppo canoro che iniziò a cantare a squarciagola canti tradizionali per mascherare il rumore di alcuni marinai che stavano segando la catena dell’ancora, sotto il naso degli inglesi e senza che questi se ne accorgessero. Una volta staccata l’ancora, la nave fu spinta dal vento in direzione della città di Kiryat Chaim, dall’altra parte della baia. Fu inseguita da un grosso rimorchiatore che la riportò indietro.
I Ma’apilim di questa nave furono tra i primi ad essere deportati a Cipro dopo aver attuato una strenua resistenza attuata attraverso l’intraprendenza di tre giovani orfane di Selvino: Anita Mariminski-Titlebaum, Adina Ben Pinchas-Liberman e sua sorella minore Ayala Aviel-Liberman (nella foto sopra).
Le tre ragazze, prima di salire sulla nave utilizzata dagli inglese per la deportazione verso Cipro erano riuscite a nascondersi addosso un buon quantitativo di esplosivo introdotto, al momento della partenza, nelle pagnotte dei viveri caricati nella “Katriel Jaffe” da un certo Zalman Perach.
Al momento opportuno le ragazze consegnarono al comandante Eliezer e a Zalman l’esplosivo per sabotare la nave ma la detonazione non causò che lievi danni.
La seconda partenza di 790 ebrei clandestini da Bocca di Magra avvenne il 2 agosto 1946 con la nave “San Sissimo” che, dopo la partenza, venne ribattezzata in “Kaf Gimel Yordei Ha’Sira” (I 23 marinai).
Questa nave fu così chiamata in onore dei 23 membri dell’Hagana partiti da Haifa il 18 maggio 1941 e scomparsi in mare durante una missione a Tripoli, in Libano, al servizio dell’esercito britannico contro le forze francesi di Vichy. La “Kaf Gimel Yordei Ha’Sira” fu allestita per il suo viaggio nel cantiere Lauro di Portovenere.
Il suo comandante era Israel Rotem (foto sopra) ed era accompagnato da Shaul Oren e dal marconista Yitzchak Hektin.
In questo viaggio, che doveva essere effettuato col metodo di due navi che collaboravano e si scambiavano i loro passeggeri: i Ma’apilim della nave “Katriel Jaffe” dovevano essere trasferiti al “Kaf Gimel Yordei Ha’Sira”. Tuttavia, due giorni dopo che quest’ultima nave lasciò il porto, il motore andò in avaria e i piani dovettero essere cambiati. La “Katriel Jaffe” non poté prendere i profughi della “Kaf Gimel Yordei Ha’Sira”, dato che era già troppo affollata, quindi la “Kaf Gimel Yordei Ha’Sira” (foto sotto) ha continuato il suo viaggio ad andatura più lenta, alla mercé dei venti, usando le sue vele.
Gli inglesi scoprirono la nave nelle vicinanze di Cipro e il 14 agosto dopo essere stata catturata fu rimorchiata ad Haifa. Gli inglesi informarono i “Ma’apilim” che sarebbero stati deportati a Cipro. Questa nuova politica era stata introdotta solo alcuni giorni prima, con l’arrivo della “Yagur” e della “Henrietta Szold”.
In risposta i “Ma’apilim” dichiararono lo sciopero della fame ma furono comunque deportati il 18 agosto, dopo una dura lotta, insieme ai “Ma’apilim” della “Katriel Jaffe”.
La terza partenza da Bocca di Magra di 1.024 ebrei clandestini avvenne il 23 agosto 1946 con la nave “Fede” la stessa partita dalla Spezia nel maggio del 1946, sotto il nome di “Dov Hoz” (foto sotto).
In questo secondo viaggio fu rinominata “Arba Cheruyot” (Le quattro libertà) in riferimento ai quattro principi di libertà che il presidente americano Roosevelt nominò nel discorso sullo stato del- l’Unione del 1° gennaio 1941: libertà di parola e di espressione, libertà di culto religioso, libertà dal bisogno e libertà dalla paura.
In questa occasione salpò dal largo di Bocca di Magra con 1.024 sopravvissuti dai campi di sterminio nazisti. I Palyamnikim che hanno guidato il viaggio sono stati Fabi Gever – il comandante della nave, Peter Hoffman e marconista Eli Zohar”.
La nave (sopra il percorso sino alla palestina), a circa 30 miglia dalla spiaggia di Tel Aviv, in condizioni meteorologiche proibitive, fu scoperta dagli inglesi. Quando i britannici tentarono di fermare la nave incontrarono una feroce resistenza da parte dei Ma’apilim. Questa fu la prima volta che i clandestini opposero resistenza alla cattura in mare. La nave fu tuttavia catturata e trainata ad Haifa e, da lì, i Ma’apilim furono deportati a Cipro.
(Seguirà nel prossimo numero con le altre quattro partenze da Bocca di Magra e un documento segreto della CIA)
Sandro Fascinelli
(da Ameglia Informa di marzo 2018)
La “Fede” dal 1° al 2° viaggio
Prima di riprendere le partenze iniziate il mese scorso completiamo le vicende della Fede dopo il suo arrivo in Israele.
Le autorità inglesi, all’arrivo in Palestina della “Fede” e della “Fenice”, dopo il successo della loro lotta alla Spezia che aveva permesso di trasportare immigranti legali, non avevano potuto sequestrarle come avveniva con le altre navi ma si erano dovute accontentare di smantellare le impalcature di legno che erano servite da giaciglio ai passeggeri ed avevano dovuto acconsentire al loro ritorno in Italia. Dopo il loro ritorno però, le due imbarcazioni erano state poste sotto strettissima sorveglianza e puntigliosità. Dovevano infatti segnalare alle autorità i carichi, le partenze e gli arrivi fra i vari porti. Il minimo ritardo sull’arrivo presunto era subito causa di inchieste minuziose. In quelle condizioni sembrava impossibile servirsene ancora ma il prezzo delle navi era altissimo e non ci si poteva rinunciare.
Il problema insolubile era principalmente quello della costruzione delle impalcature di legno nell’interno della stiva che richiedeva una decina di giorni Anche ammesso che alla nave fosse concessa l’au-torizzazione di partire vuota per andare a caricare in un porto non distante, il tempo massimo disponibile per non dare sospetti prima che iniziassero le ricerche, era di 48 ore.
Fortuna volle che la soluzione fu trovata all’improvviso in una casa in costruzione alla Spezia: erano le prime impalcature realizzate con tubi Innocenti, facilmente montabili e smontabili. Yehuda Arazi, nome in codice “Alon”, capo delle operazioni dell’Aliya Bet in Italia ne ordinò un forte quantitativo e li fece trasportare a Porto Venere. Servendosi poi dei piani di costruzione della Fede, i tubi furono segati e preparati nelle dimensioni richieste e 950 teli di tessuto robusto, da legare a mo’ di branda da tubo a tubo, furono cuciti a Magenta. Nello stesso tempo furono immagazzinati nel cantiere dell’Olivo, per essere pronti e venire caricati, fusti di nafta, casse di vitto e medicinali.
Quando tutti i materiali furono pronti, la Fede, che nel frattempo aveva scaricato a Genova, chiese l’autorizzazione di recarsi vuota in Sardegna per un carico. Il capitano ottenne, senza eccessive difficoltà, il permesso richiesto. Ma la Fede, dopo poche ore di navigazione, arrivò invece a Porto Venere.
Appena la nave entrò nel cantiere, decine di operai e caricatori, alternandosi giorno e notte, si misero al lavoro senza un attimo di interruzione. Però, nonostante tutti i preparativi fatti in precedenza, sorsero delle difficoltà per montare l’incastellatura di tubi nella stiva, data la novità del metodo non ancora sperimentato; difficoltà che dovettero essere superate all’ultimo momento con mezzi di fortuna. 48 ore dopo, alle 8 di sera, l’incastellatura non era ancora ultimata, centinaia di teli dovevano ancora esser legati, la coperta era ancora ingombra di fusti e di casse e, come se tutto ciò non bastasse, il mare era molto mosso.
Sarebbe stato logico rinviare l’imbarco ma, come fare, con la nave che era attesa in Sardegna e la cui scomparsa sarebbe stata segnalata entro poche ore?
Il comandante delle operazioni, Alon, diede l’ordine di partenza verso Bocca di Magra con una squadra di operai nella stiva per ultimare i lavori durante la traversata ma gli operai non erano marinai così cominciarono a soffrire il mare e, nonostante la loro buona volontà, il ritmo del lavoro ne risentì. In coperta intanto i marinai cercavano di mettere in ordine i materiali che erano buttati alla rinfusa sul ponte.
In queste condizioni il Fede arrivò alla foce della Magra, ma la nave si dovette ancorare molto più al largo del solito, per non correre il rischio che il moto delle onde la sbattesse contro il fondale. I barcaioli erano pronti ad uscire con le loro barche, ma non erano sicuri che i passeggeri sarebbero riusciti ad arrampicarsi sulle scalette pendenti lungo le fiancate della Fede che rullava violentemente. Quelli che potevano si arrampicarono sulle scalette pendenti lungo le fiancate mentre la maggior parte furono issati a bordo con le corde. Nella circostanza ci fu anche un ferito grave.
Sandro Fascinelli
LE PARTENZE DA AMEGLIA (seguito)
(da Ameglia Informa di marzo 2018)
La quarta partenza da Bocca di Magra di 431 ebrei clandestini avvenne l’11 settembre 1946 con la nave “Adriana Ariella” che dopo la partenza fu rinominata “Palmach”
in onore della forza d’elite combattente dello Yishuv. Fu preparata per il suo viaggio a Portovenere. Il suo comandante era Moshe Rabinowitz, accompagnato da Amos Fink e marconista- Avinoam Kopstein.
In accordo con la politica dell’Ha’Mossad Le’Aliya Bet, di unire due viaggi in uno, il “Palmach” doveva aspettare in alto mare per incontrarsi con l’altra nave che sarebbe partita il giorno seguente.
La quinta partenza, la nave Albertina, salpò, sempre da Bocca di Magra, il giorno dopo (12 settembre) portando con sé 180 Ma’apilim, accompagnati dal marconista Oved Sadeh.
Le due navi si incontrarono il 19 settembre e i passeggeri dell’ “Albertina” salirono sul “Palmach” mentre l’equipaggio del “Palmach” si trasferì sull’Albertina. Metodo utilizzato per risparmiare il sequestro di una nave.
Il 22 settembre un caccia britannico intercettò il “Palmach” quando era vicino a Rosh HaNikra. Poiché la nave continuava per la sua rotta, il cacciatorpediniere la abbordò con la sua prua.
Ne seguì un aspro combattimento con i Ma’apilim che lanciavano barattoli di conserva sui soldati e gli inglesi che rispondevano con idranti, gas lacrimogeni e piccoli lanciafiamme.
In questa lotta, il Ma’apil Yona Dov Schwartz restò ucciso. Fu questo il primo clandestino ebreo ad essere ucciso dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il comandante della nave, Moshe Rabinowitz, fu ferito assieme ad altri Ma’apilim. Furono tutti portati in un ospedale della Palestina e in seguito internati ad Atlit. Gli altri Ma’apilim furono deportati nei campi di prigionia ciprioti.
La sesta partenza da Bocca di Magra l’8 maggio 1947 di 600 ebrei fu la Ha Tikvà (La speranza). (foto sotto)
Questa nave era una delle nove acquistate in America dal Ha’Mossad Le’Aliya Bet e il suo equipaggio era composto principalmente da giovani volontari ebrei. Era stata preparata per il suo viaggio in Palestina a Lisbona in Portogallo e a Porto Venere.
Yehoshua Baharav Rabinowitz era responsabile del lavoro in Portogallo e Avraham Zakai era il responsabile a Portovenere. La nave salpò da Bocca di Magra l’8 maggio 1947 trasportando complessivamente 1.414 profughi di cui 600 imbarcati a Bocca di Magra, che si unirono agli altri 814 imbarcati precedentemente a Bogliasco.
Israel Rotem (foto sopra) era il comandante, i vice erano Alex Shour e Meir Falik e il radiooperatore Nachum Manor.
Il volontario Sidney (“Sid”) Yellin era il capitano, che sostituiva il capitano americano ingaggiato per il viaggio dagli Stati Uniti alla Francia (Shaul Yellin, fratello di Sidney, era anche un volontario sulla nave). Due bambini sono nati durante il viaggio.
Il 16 maggio un aereo britannico intercetta la nave e, poco dopo, apparve un cacciatorpediniere che la seguì. Il giorno dopo fu raggiunta da altre cinque cacciatorpediniere della Royal Navy. Quando la “HaTikva” si avvicinò a Rosh HaNikra, le cacciatorpediniere attaccarono e catturarono la nave usando gas lacrimogeni.
Quella stessa notte i profughi ebrei furono trasferiti su altre navi che si diressero verso i campi di detenzione di Cipro.
Quando nacque la marina israeliana, la nave fu utilizzata per un breve periodo.
La settima e ultima partenza da Bocca di Magra di 685 Ma’apilim è avvenuta il 15 luglio 1947 con la “Yod Dalet Halalei Gesher Aziv” (i 14 caduti di Gesher Aziv) (foto sotto).
Questa nave è stata chiamata così in onore dei 14 combattenti Palmach, che sono stati uccisi nella “notte dei ponti”, nel giugno 1946, mentre attaccavano il ponte A’Zivl, vicino a Nahariya. La nave ha ricevuto il suo nome nel primo anniversario di tale evento.
Il 9 luglio 1947, la “Yod Dalet”, allestita nei cantieri di Marsiglia, giunse a Migliarino (Pisa) per imbarcare i Ma’apilim, Qui però la polizia impedì l’attracco. La nave si allontanò per qualche giorno verso la Corsica ma il 15 luglio tornò indietro. 685 Ma’apilim furono trasbordati in alto mare tramite un’altra nave, l’Albertina, che faceva la spola con la costa caricando i profughi che venivano trasportati dai barcaioli di Bocca di Magra
Il comandante della “Yod Dalet” è stato Eliezer tal (Kle-in), accompagnato da Shalom Dolitzki, Uri Horowitz e il marconista Yitzchak Breuer. Salirono a bordo anche i radiotelegrafisti Zeev Paz e Yosef Lazarowski che erano a bordo dell’Albertina.
Il 18 luglio, la nave fu fermata da un cacciatorpediniere britannico nello stretto di Messina che la scortò fino in Palestina. Durante questo viaggio, tre bambini sono nati sulla nave e un profugo si suicidò gettandosi in acqua. In prossimità di Haifa, altre tre cacciatorpediniere britanniche circondarono la nave.
La Yod Dalet arrivò circa nello stesso periodo in cui giungeva l’Exodus con 4.530 passeggeri dalla Francia.
Poiché sulla “Yod Dalet” vi era una percentuale molto alta di bambini (100 più 2 nati in viaggio) e di donne (34 donne incinte all’inizio del viaggio) si decise di non resistere alla cattura.
I migranti sabotarono però il motore della nave, costringendo gli inglesi a rimorchiarla ad Haifa dove li aspettava la corvetta”Empire Comfort” che li trasportò al campo di detenzione a Cipro.
Dopo questa partenza la base di Bocca di Magra entrò nel mirino degli inglesi che fecero forti pressioni verso il governo italiano, così Ada Sereni dovette abbandonarla definitivamente.
Riepiloghiamo le date e le persone imbarcate da Bocca di Magra:
31 luglio 1946 604
2 agosto 1946 790
23 agosto 1946 1.024
11 settembre 1946 431
12 settembre 1946 180
8 maggio 1947 600
15 luglio 1947 685
Totale persone da Ameglia – Bocca di Magra 4.314
(Questo è il numero esatto accertato con incrocio di fonti, a modifica di quello indicato erroneamente a pagina uno di dicembre 2017)
e dalla Spezia
due sole partenze legalizzate l’8 maggio 1946 con le navi “Fede” e “Fenice”:
totale dalla Spezia: partenze legali degli ebrei 1.014
Il totale da tutta l’Italia è di 23.219 persone.
Il totale ufficiale degli ebrei emigrati con le navi dell’Aliya Bet in Palestina, legali e illegali, dall’agosto 1945 a maggio 1948 è stato di 70. 428 persone.
Sandro Fascinelli