(da Ameglia Informa di giugno 2019)
Già nel luglio 2017 avevamo parlato del cantiere AR-NAV (Associazione Riparazioni Navali) per essere stata la prima Marina Resort del Magra. Torniamo ora a parlare nuovamente di Carlo Colle, classe 1932, attuale presidente di AR-NAV perché pochi giorni fa ha ricevuto dal Prefetto della Spezia Antonio Garufi e da Confartigianato (foto a destra) un riconoscimento per la sua vita di imprenditore della nautica.
Che esempio ci propone Carlo Colle? Lavoro, amicizia e famiglia. Sin da ragazzo aveva il pallino della meccanica, tanto che già da studente dell’istituto Nautico di Marina di Carrara era stato ingaggiato dagli armatori del Magra Germi e Venè per tenere a punto i motori entrobordo delle chiatte che trasportavano la sabbia di giorno e gli ebrei di notte, e dai fratelli Renato e Nicola Cupido per le loro barche da pesca. Erano motori entrobordo a testa calda che ora non esistono più, molto scorbutici, specialmente all’avvio, perché occorreva mettere a punto una miscela di gasolio ed acqua e scaldare la testata con una speciale lampada.
Come meccanico navale fece quindi parte nel 1946 di quel gruppo di amegliesi che si adoperarono per consentire la fuga verso Israele degli ebrei scampati ai campi di sterminio nazisti. Una partecipazione indiretta perché a lui non veniva consentito il lavoro notturno riservato solo ai grandi. Un lavoro teoricamente vietato e rischioso ma in effetti svolto con la connivenza delle “autorità” locali che chiudevano un occhio “ed anzi tutti e due” come disse un giorno Alcide De Gasperi durante un colloquio con Ada Sereni, l’organi-zzatrice di questi viaggi. Veniva tenuto lontano dai viaggi notturni perché la mattina doveva andare a scuola ma non gli sfuggiva la presenza degli ebrei nel boschetto del gen. Accame ed il ricambio periodico dei “campeggiatori”.
Nel 1948 si diplomò ufficiale di macchina e abbandonò il Magra per navigare su una piccola cisterna di un armatore della Spezia poi, nel 1949, si imbarcò sulla chiatta petroliera “Clarus” di 12.000 T (foto sopra), in servizio tra il porto francese di Le Havre ed una raffineria di petrolio situata sulla Senna a 60 miglia dalla costa atlantica.
Nel 1960 viene ultimato l’oleodotto tra Le Havre e la raffineria così la “Clarus” si sposta nel Mediterraneo per fare cabotaggio tra vari porti: Augusta, Trieste, La Spezia, Ravenna, sempre per trasporto di petrolio greggio e raffinato.
Sentiamo il suo racconto:
D. Come da marinaio è divenuto impresario?
R. La vita del marinaio, a quell’epoca, era in media di un periodo di sei mesi in mare ed un mese a terra. Una vita sempre più dura da sopportare anche perché nel 1957 mi ero sposato con Luciana Paganini, poi mi erano nate Emanuela e Simonetta così ho capito che non era più il mestiere adatto per me ed ho approfittato del fatto che la “Clarus” nel 1960 è stata messa in disarmo.
Con Alfredo Vianello un elettrauto di Marina di Carrara ho aperto un cantiere di manutenzione nell’area dove c’era il chiosco della Mafalda, sull’esempio di quelli che avevo visto sulla Senna. Poi è arrivato Battista Fantoni; ci siamo incontrati casualmente a seguito di un guasto alla sua auto e siamo diventati subito amici. Abbiamo iniziato a costruire una barca in legno di 13 metri, anche col l’aiuto dei fratelli Lo Piccolo. L’officina era dentro un pullman vecchio.
D. Poi quando vi siete trasferiti?
R. Nel 1969, desiderando ampliare l’attività anche al rimessaggio, acquistammo dei terreni di diversi proprietari situati nell’ansa del fiume creando un porticciolo delimitato da palificate in legno. Arrivarono così le prime barche da diporto sul Magra. Per ottenere i permessi per la realizzazione della darsena ci sono voluti tanti anni e solo nel 2004 abbiamo raggiunto l’attuale delimitazione.
Sandro Fascinelli