Il luogo, l’urbanistica e l’architettura.
(da Ameglia Informa di settembre 2022)
La ricerca è stata presentata in anteprima, rispetto alla sua pubblicazione, dall’architetto Lucio Fontana, villeggiante amegliese ormai da molti anni, autore dello studio, nell’ambito della rassegna
“Intontri 2022”, alla presenza del vicesindaco di Ameglia, Raffaella Fontana, dell’assessore alla cultura Marzia Ratti e del promotore dell’iniziativa arch. Gianni Zolesi.
Il Comune di Ameglia è parte attiva di questa ricerca mettendo a disposizione il proprio archivio, insieme ad altre istituzioni e fondi archivistici.
Mentre l’Italia si avvia verso il boom economico e gli italiani scoprono le vacanze di massa, gli urbanisti e gli architetti impegnati nella ricostruzione post bellica, si trovano ad affrontare un nuovo tema: la costruzione delle città del turismo e l’invenzione di nuove “tipologie” di abitazioni per vacanza, sino a quel momento riservate a élite esclusive. NDR
Mentre le spiagge della Romagna diventano il luogo simbolo delle vacanze di massa, dove piccole città storiche si fondono insieme in un’unica macroperiferia indistinta da qualsiasi periferia urbana, dall’altra parte d’Italia, in un luogo completamento diverso, cercando un metodo fondativo e teorico, avviene qualche cosa di straordinario, ancora per molti versi inedito.
Se sono infatti sufficientemente note le vicende letterarie legate alla presenza a Bocca di Magra di molti intellettuali e scrittori italiani, a partire dagli Anni Cinquanta, la ricerca “Un posto – straordinario – di vacanza lo è molto meno. Le dimore degli intellettuali a Bocca di Magra. Il luogo, l’urbanistica e l’architettura (1958-1972)” cerca, attraverso l’analisi di documenti d’archivio e inediti di ricostruire le vicende urbanistiche e architettoniche che hanno caratterizzato il Comune di Ameglia e in particolare la zona di Bocca di Magra, legate al mondo di quegli intellettuali.
La storia dell’urbanistica e dell’architettura di questi anni amegliesi ha un fondatore d’eccezione. Giulio Einaudi, che sui monti della Val d’Aosta era stato partigiano, torna nei primissimi anni del secondo dopoguerra scegliendo i canneti di Bocca di Magra, il paesaggio delle Alpi Apuane, il promontorio fitto di pinete di pini marittimi di Montemarcello come suo luogo di vacanza. Lo seguono gli amici, scrittori e architetti: Vittorio Sereni, Elio Vittorini, Italo Calvino, Cesare Pavese, Giovanni Pintori, Franco Fortini, sono alcuni dei letterati; poi Luisa Castiglioni, Giancarlo De Carlo, Vittorio Korach, Giandomenico Bellotti, gli architetti e gli ingeneri impegnati in ambito teorico e politico.
A questi si aggiungono, sempre e comunque personaggi d’eccezione, il grafico Giovanni Pintori, l’industriale Hans Deichmann. Tutti si ritrovano nel giardino della bella villa di Luigi Biso e Idina Fabbricotti, lui medico locale, lei erede della famiglia storica locale, alla quale si deve un interessante processo di sviluppo agricolo delle campagne circostanti. Insieme costituiscono “gli amici di Bocca di Magra”. Un nome che indica un gruppo di persone, ma poi, dal 1961, l’associazione da loro fondata a tutela del paesaggio del promontorio di Montemarcello.
L’obiettivo dell’associazione è chiaro: il paesaggio selvaggio e meraviglioso di Bocca di Magra non deve diventare come Lerici o Forte dei Marmi. Lo affermano esplicitamente.
In questo l’azione degli “Amici” coincide con quello di Italia Nostra. Ma la loro azione non si esaurisce nell’idea di conservazione. Lo sviluppo turistico della zona non deve seguire il modello che si sta generalmente diffondendo, ma deve essere pensato “luogo per luogo”.
L’architetto Giancarlo De Carlo, che era arrivato chiamato da Giulio Einaudi per “vedere cosa fare”, redige, su incarico dell’Amministrazione comunale, un piano regolatore che viene presentato alla popolazione nella scuola di Montemarcello nel novembre del 1962.
Il piano di De Carlo, al di là delle valutazioni che si possono dare a posteriori, deve essere collocato tra le poche sperimentazioni teoriche di progetti per lo sviluppo turistico, che pone sullo stesso piano, dato altrettanto eccezionale, la tutela o lo sviluppo.
De Carlo ipotizza la costruzione di una strada posta a mezza costa del promontorio di Montemarcello e che collega cinque – il numero non è casuale – nuovi borghi destinati ai villeggianti. In questo modo non altera il rapporto con il mare, che rimane quello arroccato di Ameglia, Arcola, ecc., lasciando incontaminato il litorale e le scogliere.
A Fiumaretta, in maniera più ordinata, sono previsti gli alberghi, le palazzine e le case per le vacanze, case e attrezzature che godono del bel panorama, “al di là del fiume”.
A confronto si pongono il piano di espansione intorno al borgo di Montemarcello “con vista sul mare e sul fiume” delle società Montemarcello e Condotte di Roma e il piano di tutela di sviluppo di De Carlo.
La cronaca dello scontro è riportata in un numero dell’Europeo del dicembre dello stesso 1962. La popolazione locale vede svanire, nel piano di De Carlo, la possibilità di un ricavo immediato dalla vendita di tutti i terreni che da Montemarcello degradano verso il mare. Lo scontro è acceso.
L’Amministrazione ritira il piano De Carlo. E se il territorio sarà tutelato da una legge regionale, la scissione tra intellettuali e popolazione locale non trova soluzione e ancora merita un’attenta analisi, pur essendo storicizzata.
Di De Carlo a Bocca di Magra restano delle belle fotografie in cui, insieme alla moglie e ai figli, gioca sulla spiaggia insieme alla famiglia dell’amico Vittorio Sereni, ma nessuna sua architettura.
Altri sono gli architetti che progettano e costruiscono le case degli scrittori e degli intellettuali.
Cliccando sull’immagine apparirà il tgr che parla di Tacchini e della casa di Fortini – dal minuto 16.30
Franco Fortini e la moglie Ruth Leiser affidano nel 1962 agli amici Giandomenico Bellotti, architetto, e Vittorio Korach, ingegnere, la loro casa che guarda verso il litorale tirrenico.
È una piccola casa fatta per pensare e godere di un paesaggio unico sulla storia (l’antica Luni) e il paesaggio (il Magra) incastrata nella pineta del promontorio.
Le parti aperte sono equivalenti, in maniera determinata ed evidente, a quelle chiuse: il terrazzo, le stanze, il portico.
Il soggiorno è opera a sé stante: una scatola senza quarta parete che è costituita dal bosco.
Le dimensioni sono minime, non ci sono concessioni alla banalità, alle convenzioni: dove non è costruttivamente necessario non è presente, nemmeno l’intonaco a ricostruire i soffitti in laterizio.
Arch. Lucio Fontana
(da Ameglia Informa di ottobre 2022)
Oggi di proprietà dell’architetto Cristina Annoni, la villa è perfettamente conservata (appartenendo a una proprietà altrettanto eccezionale). L’architetto milanese Luisa Castiglioni realizza tre abitazioni sui pendii verso Bocca di Magra. Di queste case, quella che realizza per sè e il marito Hans Deichmann è la più sorprendente (come la biografia del marito): un insieme di cubi giustapposti, ognuno con una propria funzione: gli studi, le camere da letto, il soggiorno a più piani. Da una serie di cubi interni si arriva a una finestra che si apre sotto i pini e da cui si può anche uscire. Lo stupore può essere dei visitatori, mai dell’architetto Luisa Castiglioni che nel bosco ha anche pensato e realizzato una depandance che è, in scala minimale e con disegno contemporaneo, una di quelle “meraviglie” che gli architetti erigevano nei giardini storici.
Non ci sono grotte di conchiglie e fontane, ma tetti piani in vetro, aperture che rimandano a imbarcazioni fermate in mezzo a un bosco, vetrate che si aprono all’altezza dello sguardo per sentirsi non solo in mezzo alla natura, ma dentro.
Di poco più recenti, metà, fine Anni Sessanta, sono le case che Vittorio Korach e Giovanni Pintori, grafico dell’Olivetti, si costruiscono, l’una accanto all’altra, sul lungofiume appena al di là del canneto. Sono due risposte diverse al problema delle inondazioni.
Lo strutturista Korach costruisce una palafitta con scheletro in cemento armato fatta di travi e pilastri a vista come se fosse una antica costruzione lignea e con un’unica porzione chiusa a piano terra per la rimessa della sua imbarcazione, mentre l’abitazione del “sardo e chiuso” (la definizione potrebbe essere sua) Pintori è una casa-barca, con una facciata aperta ad angolo ottuso, segnata da due fasce orizzontali: il piano terra chiuso come la carena di un’imbarcazione (la porta d’accesso è sigillabile), il piano superiore con finestrelle via via più ampie, ma di chiara ispirazione nautica nelle dimensioni e nel senso, senza banali citazioni di oblò, et similia. Troppo banali, ovviamente, per uno dei più interessanti grafici italiani. Le aperture e il colore nella casa di Pintori sono riservati all’interno.
Non solo le case degli intellettuali legati a Einaudi rivestono interesse. Edifici di disegno contemporaneo sono anche le case di alcuni industriali o famiglie che subiscono il fascino di Bocca di Magra e costruiscono le loro ville in quella che è nota come lottizzazione Bertacca, costruita a valle di via di Punta Bianca.
È la casa, mai realizzata, che Luisa Castiglioni progetta proprio per Giulio Einaudi nel 1964, che segna di fatto la fine della sperimentazione architettonica.
Lungo la strada militare di Punta Bianca, Giulio Einaudi vuole “un posto” per ospitare i suoi amici e i suoi collaboratori. Luisa Castiglioni, che già aveva reso noto il suo carattere mai recintando le abitazioni che aveva realizzato, ma lasciandole inserite liberamente nel verde della vegetazione, disegna una “non casa”, fatta di alcuni agglomerati costituiti da una camera da letto, uno studiolo e qualche servizio, uniti variamente da coperture piane, loggiati, terrazzi, a una struttura costituita da un parallelepipedo adibito a soggiorno, con servizi e cucina comuni. Difficile trovare una definizione all’intera struttura: difficile ottenere il permesso di costruzione dalla Soprintendenza genovese che deve esprimersi. Quando finalmente arriva il nulla osta, Einaudi decide di abbandonare il progetto, poco prima, per altro, d’abbandonare Bocca di Magra.
Il terreno con progetto approvato viene acquistato da un industriale fiorentino che però decide di affidare il progetto per una nuova costruzione all’architetto Loris Macci che insegna alla Facoltà di archiettura di Firenze. La villa è in quello “stile” di casa di campagna per borghesi che troverà facile diffusione ovunque e che raramente troverà oppositori, se non nelle pagine delle riviste militanti di architettura, le stesse che avevano ospitato le ville degli architetti di Bocca di Magra.
Sarà Fortini a decretare la morte degli intellettuali (e quindi delle loro architetture): l’Italia disegnata per metà da Dio e per metà dagli Architetti – come scriveva Gio Ponti – troverà posto anche per ben altre costruzioni.
Per questo merita una citazione quella villa che sorge tra Montemarcello e Lerici, costruita da Mario Samarughi, quando gli intellettuali sono già morti, ma c’è ancora qualcno, a metà degli anni Settanta, fuori dal coro, che ancora cerca un posto di vacanza – ancora straordinario – per citare Sereni, davanti al mare antico di Bocca di Magra.
Arch. Lucio Fontana