Una vicenda nascosta tra le pieghe della storia. Il grande contributo della popolazione per aiutare i superstiti della Shoah a raggiungere Israele. Ora una borsa di studio per raccogliere, ordinare e approfondire materiale e informazioni.
Tutti sanno che nel maggio del ’46 dalla Spezia salparono dirette in Palestina due navi con a bordo 1.014 ebrei scampati alla furia nazista. Un episodio che vale ancora oggi alla città il titolo di “Porta di Sion”. Nessuno o quasi invece sa che da Bocca di Magra, tra il 1946 e il 1947, di ebrei reduci dai campi di sterminio ne partirono oltre 4mila. Per la precisione 4.314, principalmente di origine tedesca, polacca, ceca. Questa bella storia di salvezza e solidarietà è stata al cento della conferenza stampa convocata oggi – ‘Giornata della memoria’ – dall’amministrazione comunale di Ameglia, e sarà approfondita nel numero di febbraio di Ameglia Informa, il mensile di Palazzo civico.
“Questo importante fatto storico ribalta il merito a senso unico della Spezia ‘Porta di Sion’ – spiega il direttore Sandro Fascinelli, intervenuto alla conferenza -, anche perché dalla Spezia l’8 maggio 1946 sono salpate “legalmente” due navi con 1.014 ebrei, mentre da Bocca di Magra gli ebrei sono partiti ‘illegalmente’. Da una parte una partenza legale, dall’altra partenze illegali, più rischiose per tutti”. E quel tutti sta per la popolazione locale e per le autorità, che diedero una mano e si cucirono la bocca, con buona pace del comando inglese, che non voleva partenze di immigrati ebrei in Palestina – allora mandamento britannico – per evitare grane. “Ad Ameglia – scrive Fascinelli sul mensile del Comune – non è mai stato riconosciuto il ruolo che le compete nella storia dell’immigrazione clandestina degli ebrei verso la Palestina”. La grande anima dell’operazione fu l’ebrea Ada Scarelli (1905-1997), figura di spicco del movimento sionista, moglie di Enzo Sereni (fratello di Emilio, noto partigiano e dirigente comunista), fucilato dai nazifascisti dopo che era tornato in Italia da Israele per combatterli.
Come spiega Paolo Bosso nel numero di febbraio di Ameglia Informa, in Liguria vennero allestite 20 navi che, non solo dall’Italia, trasportarono in Israele 23.319 ebrei sopravvissuti alla Shoah. Le navi per le partenze da Bocca di Magra venivano allestite al Cantiere Lauro di Porto Venere e gettavano l’ancora tra Punta Bianca e la foce del Magra. E i barcaioli e i pescatori locali si resero subito disponibili a fare da tender, traghettando gli ebrei dalle passerelle alle navi. Intanto i carabinieri della stazione amegliese, con comprensione e umanità, facevano finta di non vedere. Tra il luglio e il settembre 1946 salparono da Bocca di Magra cinque navi, e nel 1947 i barcaioli amegliesi accompagnarono ebrei fino a Bogliasco e a Migliarino pisano, per altre due partenze. Complessivamente, in sette imbarchi, i traghettatori della foce del Magra trasportarono 4.134 sopravvissuti dell’Olocausto. Certo, quando gli ebrei arrivavano, la partenza non era istantanea. Così, per qualche giorno, venivano ospitati – spacciati per campeggiatori – in un campo elioterapico al Bagno Arcobaleno di Fiumaretta. Ci stavano giusto il tempo per dar loro qualche dritta sull’imbarco e sul viaggio.
“Una bella pagina per la nostra storia – ha detto in conferenza il sindaco Andrea De Ranieri – Da sottolineare la collaborazione della popolazione locale che, pur estremamente provata dalla guerra e dagli anni dell’occupazione tedesca, aiutò queste persone, che avevano subito abusi di ogni tipo, ad avere la possibilità di ricominciare una vita in Israele. Prezioso fu anche il beneplacito delle autorità locali”.
Serena Ferti, assessore alla pubblica istruzione, ha annunciato la fresca approvazione di una delibera volta a consolidare questa bella e poco nota vicenda amegliese. “Abbiamo approvato la costituzione di una borsa di studio da mille euro rivolta a studenti universitari e a studiosi di istituti storici che vogliano approfondire questi fatti di cui andiamo molto orgogliosi. Ne abbiamo raccolto delle tracce, quello che vogliamo è arrivare a qualcosa di unitario e articolato, con la volontà di ricavarne un volume per le scuole”.
“Gli anni che passano non devono mai farci distogliere lo sguardo da certi temi e valori, ed è importante dare segnali alle nuove generazioni. Giusto impegnarsi per preservare la memoria”, le ha fatto eco l’assessore Valentina Malfanti.
E’ intervenuto anche lo scrittore e giornalista Dante Martelli, che nel suo libro ‘111 luoghi della Versilia e dintorni che devi proprio scoprire’ incornicia come Arcadia dei rifugiati il parco del Bagno Arcobaleno di Fiumaretta. “Un’epopea bellissima che ha come protagonisti non solo Ada Scarelli e i tanti ebrei da qui salpati, ma anche la popolazione. Tutti parteciparono con entusiasmo”.