(da Ameglia Informa di dicembre 2017)

Ada Sereni nel documentario “La Porta di Sion”

Chi è Ada Sereni? (nella foto) Pochi ne hanno parlato eppure, negli anni dal 1945 al 1947, era di casa qui a Fiumaretta e Bocca di Magra: organizzava le partenze clandestine verso la Palestina degli ebrei scampati ai lager tedeschi e ne imbarcò decine di migliaia.

La foce del Magra, che è stata celebrata sin dall’antichità per essere stata meta di artisti e scrittori, è stata anche testimone dell’esodo di migliaia di ebrei scampati alla Shoah. Perché c’è stata tanta disinformazione e tutto questo è restato nell’ombra? Forse per un timore reverenziale. Se si doveva parlare di meriti doveva essere la Provincia e non una singola città perché, assieme ad Ameglia, anche Porto Venere ha fatto la sua parte, con un cantiere navale nel quale sono state allestite le navi della speranza, tra cui la famosa “Exodus”.

Alla Spezia va il merito di aver portato alla ribalta internazionale il dramma dei 1.014 profughi ebrei delle navi “Fede” e “Fenice” poi salpate legalmente da Pagliari l’8 maggio del 1946 verso la Palestina.

E gli altri 4.314 da dove sono partiti? Ma dalla foce del Magra, dove fu poi costituita la base operativa del “Mossad Aliya Bet” (l’organizzazione sionista per l’emigrazione), con l’aiuto e la copertura degli abitanti di Fiumaretta e Bocca di Magra.

Rimettiamo quindi le cose a posto con una testimonianza chiave: quella di Ada Sereni l’organizzatrice italiana di questo esodo.

Questa l’intervista postuma che immaginiamo di farle:

D. Sig.ra Ada Sereni, perché ha scelto Bocca di Magra e Fiumaretta per l’imbarco degli ebrei verso la Palestina, dopo la tragedia della Shoah?

R. Le autorità britanniche e quelle italiane erano ormai al corrente delle nostre attività; gli inglesi erano specialmente attivi contro di noi ed esercitavano pressioni sulle autorità italiane perché collaborassero a scoprire la nostra centrale e fermare il nostro movimento. … Il “Fede” e il “Fenice”, catturati durante l’imbarco, erano partiti dopo un mese di lotta e la corvetta era riuscita a fuggire per puro miracolo. …

Nonostante la preoccupazione di abbandonare la facilità e la sicurezza dell’imbar-co fatto da una banchina, fummo costretti a tornare all’idea di imbarcare traghettando le persone da terra alla nave ancorata al largo.

Per suggerimento di persone locali, Alòn (Yehuda Arazi capo dell’Aliyah, nda) andò a ispezionare la foce del Magra … Alòn tornò entusiasta: la profondità del fondale avrebbe permesso alle navi di arrivare molto vicino a terra e ancorarsi all’ombra di una collina che sovrastava e riparava la foce del fiume.

D. Come si è comportata la popolazione locale verso i migranti?

R. I barcaioli della Magra si erano mostrati soddisfattissimi delle prospettive di un lavoro ben remunerato e si erano dichiarati pronti a traghettare i partenti, dalle passerelle presso la foce del fiume alla nave, con i loro barconi a motore, adibiti in genere a trasporti locali tra La Spezia e Viareggio. … Ai pochi abitanti della zona fu spiegato che i profughi, dopo tutto quello che avevano sofferto, avevano bisogno di buona aria marina e tutti trovarono ciò comprensibile. Che poi, in una colonia estiva la gente si alternasse era più che normale! La popolazione del luogo lo capiva tanto bene che non chiedeva mai spiegazioni!.

Circa 4.000 persone partirono, durante quell’estate, da Bocca di Magra….”

D. Perché non è più partita da Bocca di Magra anche la nave “EXODUS”?

R. Nel maggio 1947 ebbe luogo a Milano una riunione in cui era all’ordine del giorno l’organizzazione del lavoro  in vista dell’utilizzo di navi di parecchie migliaia di tonnellate che erano state acquistate in America e che stavano per arrivare in Italia, a Portovenere. Fu deciso che il “President Warfield” di 4.000 ton, da noi chiamato “Exodus” e la Tivka, di 1.500 ton, sarebbero arrivate a Porto Venere per l’allestimento.

La prima a partire fu la Tivka allestita per 1.500 persone. I barcaioli furono avvisati di tenersi a disposizione … Riuscito infine, nonostante le molte peripezie, l’imbarco della Tivka partimmo direttamente da Bocca di Magra per le Puglie. … Sapevo ormai bene che il governo italiano, pur non volendo sottostare ad una politica che faceva comodo all’Inghil- terra, ma non era considerata di interesse italiano, non osava prendere una posizione di aiuto aperto verso di noi. Valeva la pena di tentare l’imbarco con un atto di forza? Sarebbe stato controproducente convogliare sul luogo 4.500 persone ed inscenare una lotta come quella del Fede?

I nostri rappresentanti a Parigi così fecero sforzi sovrumani per ottenere che all’Exodus fosse concesso di imbarcare in Francia ed infine il governo francese, più indipendente di quello italiano, dette il permesso di imbarco da Port de Buc. …

A Roma, dopo la mia promessa che non avremmo tentato l’imbarco dalle coste italiane, non si voleva infierire contro di noi ed ottenni l’assicurazione che, nonostante le pressioni britanniche, il permesso di partenza da Porto Venere non sarebbe stato negato alla nave.

N.B. Le risposte della signora Ada Sereni sono integralmente tratte dal libro-diario “I clandestini del mare” (prima uscita anno 1973), editore Mursia .

Sandro Fascinelli