(da Ameglia informa di dicembre 2024)

Il Fortino

A Bocca di Magra, sul lato del confine occidentale, sopravvivono alcune strutture che facevano parte delle opere di controllo della navigazione e del sistema di protezione della salute pubblica messe in atto dalla Repubblica di Genova in età moderna.

Il luogo è oggi generalmente nominato come Sanità o Punta della Sanità e comprende due edifici distinti: uno soprastante la scogliera che separa l’insenatura che si affaccia alla foce del fiume Magra dalla spiaggia della Carciofaia sotto il castello Fabbricotti (foto a lato),  l’altro a fianco dello stabilimento balneare DebiRoss.

I due edifici non sono coevi: infatti quello superiore è precedente a quello inferiore e sono giunti a noi rispettivamente coi micro toponimi Fortino e Casa della Sanità.

Il fabbricato detto Fortino è stato ristrutturato nella seconda metà degli Anni Ottanta del Novecento, ricevendo una destinazione d’uso abitativa per il buen retiro del cardinal Attanasio Ballestrero, al quale si deve l’acquisto, nel secondo dopoguerra, delle residenze di Carlo Andrea Fabbricotti con i terreni di pertinenza ossia il nucleo dell’antica sede monastica come trasformato dallo stesso Fabbricotti alla fine dell’Ottocento e il superiore castello neomedievale da lui stesso progettato e realizzato allo scoccare del Novecento. Tutto il complesso immobiliare è oggi ben tenuto e ben gestito dai Frati Domenicani Scalzi.

Ma qual era la funzione dell’antico Fortino? Esso era uno dei presidi sanitari e di controllo della navigazione che la repubblica di Genova aveva installato tra il XVI e il XVIII secolo su tutto il territorio regionale. Una fonte di fine Seicento lo cita come posto di guardia di S. Croce.

Nel braccio di mare fra Tellaro e la foce del Magra ne esistevano quattro, due in sponda destra e due in sponda sinistra rispetto al Magra, ma il più solido e il più strategico era appunto quello della foce fluviale, che infatti era stato costruito in muratura ed era custodito dagli uomini della ‘Meglia’ (Bocca di Magra come centro abitativo ancora non esisteva).

Esso era controllato da un ‘deputato di confidenza’ salariato dalla comunità che risiedeva in una casa prossima al fortino di proprietà dei canonici di Sarzana (con ogni probabilità uno degli stabili del monastero del Corvo). Era piantonato giorno e notte da sei sentinelle e doveva sorvegliare tutte le imbarcazioni in transito, provvedendo in primo luogo ad attivare le misure di sicurezza – previste con precise indicazioni di legge – in caso di pestilenze incontrate nelle rotte di navigazione dai mezzi in transito. Era questa la funzione principale di tutte le postazioni difensive realizzate lungo l’intera costa ligure a seguito delle feroci pestilenze scoppiate nel Mediterraneo occidentale fra Cinquecento e Settecento.

Nella successione cronologica delle cartografia storica, questo presidio è dapprima nominato come guardia di S. Croce o semplicemente guardia (in alcune carte vinzoniane), quindi batteria di Santa Croce (catasto napoleonico e topografi sardi).

L’espressione fortino compare nella superba carta di Giobatta Valle (1862) accompagnata dall’attribuzione di S. Anna, segno della riqualificazione funzionale e terminologica apportata dal governo postunitario e il micro toponimo permane fino alle prime Carte d’Italia. (segue)

Marzia Ratti

(da Ameglia Informa di marzo 2024)

La Sanità (Vecchia cartolina di Bocca di Magra)

L’edificio denominato Fortino si articolava su due piani fuori terra di dimensioni differenti, con coperture in coppo laterizio, come risulta dalla relazione del vincolo di interesse storico artistico apposto nel 2004 dalla Soprintendenza ligure, ai sensi della legge di tutela (legge che oggi viene messa in serio pericolo da chi è allergico alle regole e ai principi costituzionali). Un precedente vincolo, relativo alla tenuta di Santa Croce, era stato formalizzato nel 1933, ai sensi della legge 364 del 1909, per cui tutto il complesso edilizio all’interno della tenuta del-l’antico monastero risulta ad oggi sottoposto alle norme di conservazione e tutela.

Il maggiore e miglior cartografo della Repubblica Ligure, Matteo Vinzoni, fu incaricato dal governo genovese di rilevare tutti i punti del controllo sanitario della costa ligure, dopo il gravissimo pericolo della peste scoppiata a Marsiglia (1720-1722). Questo lavoro minuzioso e capillare, condotto con diretti rilievi sul terreno, impegnerà Vinzoni per oltre un ventennio: infatti, egli terminerà la poderosa impresa soltanto nel 1744 e consegnerà tutte le carte di Ponente e di Levante nel marzo del 1745.

Per quanto riguarda la cartografia della Riviera di Levante, nell’agosto del 1744 essa risultava ancora da mettere in chiaro.

La capillare ricognizione di Vinzoni confluirà finalmente nel magnifico Atlante della Sanità (1758), strettamente riservato ai Magistrati competenti della Superba. Si trattava infatti di documenti di natura segreta e militare, utili al governo dei territori.

Nella delineazione cartografica del presidio di Bocca di Magra possiamo nitidamente riconoscere la pianta della costruzione del posto di guardia di Santa Croce, grosso modo coincidente con quella giunta fino ai nostri giorni. Ancor più esplicita la descrizione del testo che accompagna la tavola:

     Nel territorio dell’Ameglia:

Di S. Croce a foce del fiume Magra, in casetta di matteria con piazza circondata da trinciere di pietre. Guardie n. 6 giorno e notte. Concorrono a questo posto gl’Uomini dell’Ameglia, e Monte Marcello, distanti detti luoghi, cioè il primo un miglio e mezzo ed il secondo un miglio, che fra scelti e milizie uniti assieme fanno: caporali 6, soldati 305. Restano franchi giorni 16 circa. Ronde n. 22 per notte. Oltre queste vi è la ronda di un soldato corso che abita all’Ameglia assistente a tal effetto. Sul principio si guarnivano da detti Popoli, cioè Scaffa, Montrone e alla Ripa della Magra il posto della Fornace, della Favella e Cucarello territorio dell’Ame-glia; dagl’Uomini di Bolano, S. Stefano e Ponzano distanti miglie 8 e 10 circa sotto la direzione degl’Ufficiali della Sanità dell’Ameglia. Ed il Popolo di Monte Marcello li Posti della Bianca, Corvo, Cecigliola e Terme di Guglielmo.

La descrizione è utile non solo per comprendere l’organizzazione militare del presidio di S. Croce (poi Fortino) circa un secolo dopo la prima descrizione giunta fino a noi, ma anche per ritrovare microtoponimi antichi scomparsi (come le  Terme di Guglielmo) o che ancora esistono nella tradizione locale, sia pur con intervenute varianti fonetiche (ad esempio Cecigliola).

Non sappiamo se la casetta citata nel documento di fine Seicento fosse la stessa di quella descritta da Vinzoni, ma di sicuro nel primo quarto del Settecento la postazione di S. Croce è fortificata e all’occorrenza può far uso di armi da fuoco, come si deduce dalla presenza di una piazza circondata con trincee. La sponda sinistra del Magra non presentava fortini di tal fatta e sebbene fosse stata anch’essa potenziata nel XVIII secolo, con l’aggiunta di nuovi posti di guardia, usufruiva di casette di legno di appoggio alle sentinelle e non di strutture in muratura.

Alla metà dell’Ottocento, la località del Fortino conosce un momento di fama mondiale con la posa in    opera del cavo telegrafico sottomarino che collegava l’Italia con la Corsica (1854), partendo proprio dai fondali sottostanti l’antico presidio di sanità, un’impresa tecnica rilevante che consentì i collegamenti telegrafici con l’isola francese per alcuni anni. (vedi sotto)

I compiti di controllo degli agenti sanitari proseguirono ancora durante gli anni postunitari: essi a quel tempo venivano nominati dal Prefetto di Genova e dovevano controllare i bastimenti e verificare, vistandole,  le cosiddette ‘patenti di sanità’, segnalare incidenti o inconvenienti occorsi nel braccio di mare di competenza.

Marzia Ratti