(da Ameglia Informa di agosto 2024)
Com’erano le vacanze sul Magra negli Anni ‘50? C’è il romanzo “I cavallini di Tarquinia” (Ed. Gallimard 1953) di MARGUERITE DURAS che ne parla interamente ma con un titolo fuorviante, che non ha portato bene alla sua diffusione in Italia. I Tarquiniesi lo hanno snobbano e gli amegliesi ignorato. Ha avuto però fortuna in Francia e, ora che ne è stata realizzata anche la versione cinematografica AZURO, vogliamo dargli il suo giusto rilievo come in patria.
Marguerite Duras, assidua frequentatrice delle due sponde del Magra tra la fine degli Anni’40 e i primi Anni ‘50 per l’amicizia che la legava a Elio Vittorini di cui abbiamo molto parlato su Ameglia Informa da settembre 2023 in poi. Il romanzo è dedicato infatti “A Ginetta ed Elio” che altri non sono che Elio Vittorini e la sua compagna Ginetta Varisco.
Nel romanzo Elio Vittorini impersona Ludi e Ginetta impersona Gina che passano un’estate sul Magra assieme ai loro amici, una famigliola francese composta da Sara, dal marito Jaques, dal loro bambino di quattro anni e dalla loro domestica, a cui si aggiungono una giovane ragazza, Diana, e Jean, un giovane arrivato in motoscafo, che creano un po’ di scompiglio nelle coppie.
Così è descritta Bocca di Magra Anni’50: Trenta case ai piedi di una montagna, lungo il fiume, separate dal resto del paese (Ameglia ndr)da una strada in macadam lunga sette chilometri che finiva lì, in riva al mare. Ecco cos’era questo posto. Le trenta case si riempivano ogni anno di visitatori estivi di tutte le nazionalità, persone che avevano in comune il fatto che era la presenza di Ludi ad attirarli lì e che tutti credevano che avrebbero voluto trascorrere le vacanze in luoghi simili, anche se selvaggi. Trenta case e il sentiero sterrato solo per un centinaio di metri, lungo le trenta case.
La storia inizia con la disgrazia ad una famiglia del luogo che vede morire il giovane figlio sul monte sovrastante il fiume a causa dello scoppio di una mina retaggio della guerra da poco finita. Nelle prime cinquanta pagine le giornate al mare del gruppo sono pervase quindi dai discorsi da spiaggia e da questa tragedia. Per consolarsi i vacanzieri si rimpinzano di spaghetti alle vongole (particolarmente ghiotto ne è Ludi – ndr.), di grigliate di pesce e soprattutto bitter Campari a tutte le ore e in tutte le occasioni (Bitter Cam-pari, c’est magique, dice Diana) nelle tre trattorie che non vengono nominate ma che erano: La Capannina di Ciccio verso il mare (aperta dal 1951), il Sans Façon e la sala da ballo Il Pilota nella piana di Ameglia, che ancora non si chiamava Fiumaretta.
Le seguenti 200 e passa pagine sono il diario delle giornate passate al mare in un’estate che più torrida non si potrebbe tra discorsi futili, come se ne fanno sotto l’ombrellone, schermaglie amorose, litigi, pettegolezzi.
Sara e Jacques sono una coppia che si ama, ma più passano i giorni e meno hanno desiderio di stare insieme, lo fanno solo per il figlio. La bambinaia invece trova il tempo per un’avventura con un doganiere. Ludi, il personaggio guida del gruppo di vacanzieri e la presenza costante, sia che si vada al mare che a pranzare al- l’hotel a prendere bitter Campari a gogò. (A proposito del bitter Campari Mario Guelfi, figlio di Ciccio fondatore della Capannina di Ciccio, ricorda bene questa moda che all’epoca aveva preso tutti, per poi passare negli Anni ’60 al fernet Branca. Ndr.)
La sera spesso andavano a ballare sull’altra sponda del Magra, sulla terrazza sospesa sull’acqua, con la barca di Eolo che traghettava i vacanzieri da una sponda all’altra e li conduceva a far gite a Punta Bianca.
Solo alla fine del romanzo i personaggi decidono di rompere la monotonia delle giornate con un viaggio culturale o a Paestum o a Tarquinia. Prevale la seconda meta, per visitare i cavallini alati della tomba etrusca del Barone (così denominata in ricordo del Barone Kestner che la scoprì nel 1827 ndr.).
Esempi di pettegolezzi da spiaggia intellettuali
L’edizione è quella francese con traduzione di Sandro Fascinelli (l’edizione italiana è solo sul mercato del-l’usato a prezzi esorbitanti).
A pag. 75
Le moto sfrecciavano sulla via, sollevando nuvole di polvere. I giardini e i frutteti su entrambi i lati della strada ne erano incipriati. Si fermarono al piccolo bar che era poco prima della spiaggia per bere un Campari (la Capannina di Ciccio ndr.). Tutti erano arrivati sulla spiaggia, compreso l’uomo la cui barca era lì, ancorata vicino alla riva, e tutti i visitatori estivi. Ludi venne loro incontro di corsa e prese il braccio di Sara. – Tu sei molto bella. “Oggi sono rilassata”, disse Sara. Il suo piccolo si aggrappò poi ai pantaloncini di Ludi, lui lasciò il braccio di Sara e se lo caricò sulle spalle.
A pag. 109
Tutti i pasti erano finiti da tempo e aspettavano, chiacchierando, il momento di andare alla partita di bocce, quando dall’altra parte del fiume, come una detonazione nella notte calma, si levò il pick-up della sala da ballo (la terrazza de Il pilota ndr).
A pag. 112-113
-Hai visto Gina che voleva che lasciassimo le bocce, hai visto? Forse avrebbe voluto che fossimo tutti lì a guardare, come i vecchi?
– Ma no, disse Sara, visto che ha giocato a bocce.
– È vero, disse Ludi addolcito. Ma vedi come sono fatto, quando Jacques le ha risposto mi ha fatto pena.
– Ma anche per Jacques, questo è certo. Come fare altrimenti? Volevo dirti che domattina andremo tutti a fare una gita in barca a Punta Bianca col tipo.
– Quando te lo ha detto?
– Stamattina in spiaggia.
– Esatto, disse Ludi con entusiasmo. Aggiunse poi titubante: Ma forse avrà cambiato idea dopo tutte le cattiverie che gli hanno detto stasera. Hai visto, è partito da solo con la sua barca come per dirci che non gli importava di noi.
A pag. 123
Non si dissero niente per qualche minuto, mentre finivano il loro terzo bitter Campari. Poi parlarono ancora del posto, di Ludi, della gente che c’era, del caldo e del mare Poi Sara disse: – Devo tornare indietro per rimpiazzare la bambinaia. Le disse che l’avrebbe accompagnata volentieri e lei accettò. Pagò lui i bitter Campari. Sembrava un po’ turbato. Non che fosse così giovane, no, ma era un uomo che aveva successo con le donne, come una questione di prestigio personale. Ciò si notava subito. Per darsi importanza lasciò poi, per il Campari, una mancia sproporzionata.
A pag. 149
Erano arrivati al molo. Jacques e Ludi stavano aspettando. – Certo che se non piove più, disse Diana con calma, moriremo tutti.
– Ma no, disse Ludi, noi non ci crediamo, non è vero.
– Comunque, disse Jacques, è una specie di record.
– È così in tutta Europa, disse Ludi, a Parigi, 43, a Modena, 46, anche a Berlino 43 come a Parigi.
Alla penultima pagina (259) si programma il viaggio a Tarquinia, che dà il titolo al libro:
Ludi rivolto a Sara le dice: Se ti fermi a Tarquinia, penso che verrò con te perché le guide sono pigre e non ti fanno vedere i cavallini. Se non devi vederli, allora non ha senso andarci. …
“Sara tornata a casa si sdraiò ai piedi del letto del suo bambino, sulle fresche piastrelle della stanza. E lì ricominciò a raccontargli di altre feste, piene di notti fresche e di vento. Sperava che quella notte arrivasse la pioggia, e dormì molto fino a tardi, in questa speranza”…e così finisce il romanzo
Sandro Fascinelli
AZURO, film ispirato ai Cavallini di Tarquinia (qui sotto la locandina)
È l’adattamento cinematografico del romanzo Les petits chevaux de Tarquinia di Marguerite Duras, regia di Matthieu Rozé.
Due coppie s’incontrano come ogni estate, in vacanza in un piccolo villaggio in riva al mare, interpretate da Valérie Donzelli e Yannick Choirat, oltre a Thomas Scimeca e Maya Sansa a cui si aggiunge Nuno Lopes.
“Si ameranno, litigheranno, si annoieranno e berranno, berranno molto poiché il Campari soda è l’elemento centrale del romanzo”.
Le riprese sono state effettuate presso Marsiglia in un ambiente mediterraneo che evoca l’Italia e Bocca di Magra, ma non esattamente identificabile.