(da Ameglia Informa di dicembre 2023)

Repubblica del 30 novembre scorso ha distribuito in abbinamento al giornale, il libro “Viaggio in Liguria”, a cura di Massimo Minella che al primo capitolo, dedicato a Fiumaretta, definisce la foce del Magra come un “cenacolo di artisti, poeti, scrittori, intellettuali che rende immortale questo luogo” e inizia a parlarci di Marguerite Duras e Il Marinaio di Gibilterra.

Bene, non siamo solo noi a dire e ridire della nostra irripetibile storia di cui abbiamo sempre parlato e ultimamente con altri quattro articoli nei numeri di giugno, luglio, agosto e settembre 2023, dove la foce del Magra l’ha fatta da padrona, per concludere come ci eravamo proposti proprio con Marguerite Duras, una delle voci più distintive della letteratura francese del XX secolo, che ha regalato al mondo un capolavoro intriso di passione e mistero come “Il marinaio di Gibilterra”, scritto e ideato sulle sponde del Magra e la cui parte centrale si svolge tra la terrazza della Locanda del Pilota a Fiumaretta, Bocca di Magra (nel romanzo denominata Rocca) e un misterioso panfilo ancorato al largo.

In questo romanzo Duras esplora i confini dell’amore e della solitudine attraverso i personaggi di Anna, il narratore, ed Eolo (foto sopra), il misterioso gestore della locanda con la terrazza-balera sul fiume Magra (tuttora esistente).

La storia de Le Marin de Gibraltar (titolo originale)inizia in una calda giornata di agosto del 1947. L’anonimo narratore e la sua sempre ottimista quanto compiacente fidanzata Jacqueline sono in vacanza in Italia. Giunti a Pisa in treno, uno scalpellino dà loro un passaggio per Firenze sul suo camion e inizia una conversazione con il narratore, che a poco a poco si rivela un uomo stufo praticamente di tutti gli aspetti della sua vita. Per otto anni ha copiato certificati di nascita e di morte nel Ministero delle Colonie anche se odia il suo lavoro e detesta i suoi colleghi. Da due anni sta insieme a Jacqueline e gli sembra naturale che alla fine si sposino.

Lo scalpellino lo incoraggia a lasciare il lavoro e ad essere felice. Lo invita a venire a Rocca, un villaggio sul mare alla foce del Magra, e godersi la vita, ma il narratore rifiuta. Il caldo torrido di Firenze lo rende svogliato e pensieroso. Oziando in un caffè mentre la sua fidanzata vaga per la città, il narratore inizia a riconsiderare la sua relazione con Jacqueline e si rende pienamente conto di non amarla. Nonostante questo la coppia si sposta a Rocca per visitarla come gli aveva suggerito lo scalpellino. Qui finalmente il narratore prende finalmente in mano la propria vita.

Per cominciare rompe con Jacqueline. Poi incontra Anna, una ricca e bella vedova che si trova a bordo del suo yacht, il Gibraltar, ancorato al largo della vicina costa toscana.

Il cuore pulsante del romanzo è la relazione tra Anna e il narratore, un legame che si sviluppa in modo enigmatico e appassionato. Il narratore, figura centrale della storia, ci conduce attraverso il suo sguardo intenso e contemplativo, svelando la complessità dei sentimenti che prova nei confronti di Anna. La loro storia d’amore è un intricato intreccio di desiderio, frustrazione e un’irresistibile attrazione fisica e spirituale.

Anna, con la sua bellezza eterea e il suo carattere enigmatico, diventa il faro emotivo del narratore. Il romanzo esplora le sfumature di questa relazione intensa, scavando nei recessi dell’animo umano e rivelando il delicato equilibrio tra la ricerca del- l’amore e la paura della solitudine.

Il contesto della storia si arricchisce ulteriormente con l’entrata di Eolo, il gestore della trattoria sul Magra. Eolo, con la sua presenza magnetica e il suo ruolo centrale nella vita di Anna, aggiunge un elemento di mistero alla trama. La trattoria diventa un luogo simbolico, un crocevia di destini e una cornice per gli incontri e le riflessioni dei personaggi.

Il Magra, come sfondo naturale della storia, assume un ruolo quasi metafisico. Il fiume diventa un testimone silenzioso delle emozioni travolgenti che legano i protagonisti, riflettendo la fluidità e l’inesorabilità del tempo e delle relazioni umane.

La scelta di ambientare la storia in un luogo così suggestivo contribuisce a creare un’atmosfera avvolgente che permea tutto il romanzo.

In conclusione, “Il marinaio di gibilterra” di Marguerite Duras è un viaggio attraverso i labirinti dell’amore, della solitudine e del mistero. La storia di Anna, il narratore ed Eolo si dipana come un delicato tessuto di emozioni, sospeso tra il palpito della passione e l’ombra della solitudine. Con una prosa affascinante e una trama avvincente, Duras ci invita a esplorare i confini dell’animo umano e a lasciarci catturare dalla magia di un amore e di un paesaggio che sfida il tempo e le convenzioni sociali.

(fine)

Sandro Fascinelli