(da Ameglia Informa di giugno 2023) – Nella foto in evidenza Marzia Ratti inaugura una targa in ricoirdo del passaggio degli ebrei a Fiumaretta.

Per non dimenticare.

Un’ulteriore testimonianza sul contributo di Ameglia all’immigrazione clandestina degli Ebrei nel 1946.

Tra le mie carte, ho ritrovato una breve testimonianza sulla presenza degli Ebrei a Fiumaretta in attesa della partenza verso la Palestina nell’estate del 1946.

L’avevo raccolta a Capodanno  dalla mamma di una mia carissima amica che ben si ricordava, e per fortuna ancora si ricorda lucidamente, di quelle vicende alla foce del Magra.

Lei è Silvana Grassi, donna di grande carattere, nata ad Ameglia  nel 1931 ma ormai milanese d’adozione. Durante quella breve vacanza a casa di sua figlia, le avevo parlato del Premio Exodus organizzato per molti anni dai Servizi Culturali del Comune della Spezia, auspice lo scrittore Marco Ferrari, e a lei era subito riaffiorato un frammento di memoria che allora avevo subito trascritto – e che si conclude con la sua firma autografa – , rendendomi conto che si trattava di una testimonianza autoptica diretta e storicamente significativa. 

Eccone il contenuto:

Era l’estate del 1946. Con le suore dell’asilo e con mia sorella Gianna andavamo ad aiutare a tenere i bambini.  Andavamo a fare il bagno a Fiumaretta. Traghettavamo in località ‘Padule’ – più o meno vicino a dove oggi c’è la Pizzeria Gori – ; il ponte al ‘Padule’ era fatto di barche e poi c’era una chiatta che veniva tirata con le cime. Poi prendevamo una stradina sterrata fino al Pilota.

Passato il Pilota e le due uniche case vicine, c’erano campi recintati con filo spinato dov’erano accampati uomini, donne e bambini. C’era un gran ricambio di quelle persone. Noi andavamo a fare il bagno e loro si venivano a lavare alla bocca del fiume.

I pescatori li facevano imbarcare sui pescherecci, alcuni venivano anche da Marina di Carrara. Li facevano salire sulle navi che sostavano al largo, alla fonda. A volte noi ci avvicinavamo e le suore ci richiamavano. Loro ci osservavano: erano sempre un po’ diffidenti.

Tra i pescatori di quel tempo ricordo, ad esempio, Luigi Germi (il nipote del fondatore del Sans Faςon) e il papà di Giuliano. I pescatori venivano ben pagati per questo servizio. Poi improvvisamente sparirono tutti. I miei ricordi vanno da giugno alla fine di agosto di quell’anno. Alla fine di settembre [quelle persone] non c’erano già più. (memoria raccolta e trascritta il primo gennaio 2014)

Molti particolari coincidono con quanto è già stato molto ben ricostruito da Sandro Fascinelli proprio sulle pagine di questo mensile, come ad esempio il ricambio veloce delle persone in attesa di imbarco, i campi allestiti in sponda sinistra alla foce del fiume, i barcaioli di foce Magra che coi loro mezzi aiutavano gli Ebrei ad imbarcarsi al largo sulle navi che li venivano a prelevare, secondo il grande piano dell’Aliyah Bet.

Marzia Ratti