(da Ameglia Informa di giugno 2023)
Lo storica locanda nacque nel 1923 quando Luigi Giovanni Eolo Germi (1883-1973), da tutti conosciuto come “il pilota” (dipinto sopra del 1981), per la sua professione di guida nel fiume Magra dove all’epoca stazionavano i navicelli per il trasporto della ghiaia e del marmo. Con i suoi guadagni comprò assieme alla moglie Maria Dilia Grassi una casa con annessa locanda chiamata “Miramare” ma che più giustamente avrebbe dovuto chiamarsi “Mirafiume”. Questa era una delle poche unità abitative del futuro paese di Fiumaretta e l’unica struttura ricettiva sulla sponda sinistra del fiume Magra.
La scrittrice Marguerite Duras (1914-1996) ne narra ne Il marinaio di Gibilterra in cui parla della “terrazza sul Magra dove si balla la sera”.
Dopo il periodo bellico la nipote Silvia ci ha confermato che Eolo partecipò nel 1946-’47 anche al traghettamento clandestino degli ebrei scampati alle camere a gas naziste sulle navi che partivano da Bocca di Magra verso Israele.
Negli Anni ‘50 la locanda del Pilota fu meta dei numerosi intellettuali e scrittori che frequentavano la riva destra del Magra e che la sera traghettavano il fiume per cenare e ballare nella terrazza sull’acqua. Tra le frequentatrici delle danze c’era anche Pierina, divenuta famosa per le lettere che le indirizzava Cesare Pavese, fino all’ultima poco prima di suicidarsi a Torino.
Altro celebre frequentatore della locanda fu Franco Fortini che possedeva nelle vicinanze una piccola casetta a forma di cubo. Dopo la morte di Eolo a gestire la locanda subentrò la figlia Carla. Attualmente è gestita dalla nipote Silvia. (segue)
Sandro Fascinelli
(da Ameglia Informa di luglio 2023)
Dalla Locanda Sans façon alla Locanda del Pilota
PROLOGO: Sicuramente tra le botteghe storiche la più vecchia è la “Locanda del Pilota” di Fiumaretta che nel 2023 compie 100 anni.
La sua origine però è ancora più lontana perché legata a una famiglia di marinai e di locandieri: quella dei Germi.
Il nonno di “Eolo” era Germi Luigi, il fondatore della Locanda Sans façon e da questa vogliamo partire per capire lo spirito che animava questa famiglia, che s’intreccia con la storia recente di Ameglia.
Una storia che inizia dal 1854, anno in cui iniziarono i lavori per la costruzione del primo cavo telegrafico sottomarino tra la costa tirrenica e la Corsica. Fu allora che, per la possibilità di guadagnare con gli operai e le attività legate alla costruzione di quest’opera, molte famiglie lasciarono Ameglia e Montemarcello per stabilirsi in prossimità della foce del fiume Magra: tra queste la famiglia Germi.
Luigi Germi, nato nel 1822, fu il primo a installarsi in una baracca sul fiume come “scaffaro” traghettatore della Dogana, aperta in quegli anni, e la cui palazzina esiste ancora nei pressi della spiaggia libera.
La sua fama come ristoratore iniziò per caso quando due marinai francesi, gli chiesero di indicargli una locanda dove rifocillarsi. Non essendovene alcuna nei paraggi, propose sé stesso per cucinare del buon pesce senza formalità. Accese il fuoco davanti alla sua baracca e sulla graticola mise alcuni cefali ad arrostire; non avendo alcun limone per condire i pesci pensò di fare una spremuta da un grappolo d’uva acerbo del suo pergolato.
Senza saperlo lanciò la moda di un piatto che sarebbe divenuto famoso: il cefalo alla “Sans façon”. I francesi mangiarono con gusto quel pranzetto alla buona e ritornarono ancora tante volte portando anche i loro amici per assaggiare quella cucina “alla buona”.
La fama della trattoria “Sans façon” raggiunse anche i villeggianti della Versilia che presero a frequentare regolarmente il locale. Luigi morì a 77 anni nel 1899, ma l’ospitale tradizione del patriarca fu mantenuta dal figlio Carlo, titolare del Sans façon, e dal nipote Luigi Giovanni Eolo “il pilota” che nel 1923 volle rendersi indipendente acquistando una trattoria albergo, a Fiumaretta sull’altra sponda del Magra.
Nel 1902, sopra l’ingresso della trattoria Sans façon, fu messo un busto in marmo regalato dai clienti di Carrara (foto a destra, con il busto ancora visibile nel fabbricato ad angolo tra il lungofiume e la strada per il parcheggio) che lo ritrae con la sua grande barba bianca e col volto coperto dal suo inseparabile cappello panama regalatogli dal suo cliente conte Guicciardini di Firenze.
La successione dei vari Germi gestori della locanda è difficile da ricostruire per la tradizione di intestare il nome del nonno al nipote, così ci sono diverse ripetizioni di Carlo e Luigi, fino ad arrivare all’ultimo Carlo Germi, che ha gestito la trattoria alla fine degli Anni ‘70 del ‘900 assieme alla moglie Albertina.
Successivamente i coniugi, non avendo figli, decisero di cessare l’attività di ristorazione cambiandone la destinazione in mini appartamenti. Carlo partecipò negli anni 1946-47 all’’Aliyah Bet e compare anche in un documentario pubblicato online dal nostro mensile; negli Anni ‘80 fu eletto in Comune e nominato assessore.
Sandro Fascinelli
(da Ameglia Informa di agosto 2023)
Eolo, l’ultimo “Pilota” del Magra
L’ultimo pilota del Magra morto il 12 settembre 1973 era nato il 29 aprile del 1881, si chiamava Giovanni Luigi Eolo Germi ma lo chiamavano semplicemente Eolo, il pilota. Eolo era uno dei figli di Carlo ed era uno dei nipoti di Luigi, lui conosciuto come Sans Façon, che era uno dei bisnipoti di Giovanni, di cui abbiamo parlato precedentemente.
Eolo Germi aveva navigato per gran parte della sua vita. A undici anni (1892) assieme al padre aveva portato a ridosso del fiume lo yacht di Vittoria di Sassonia-Coburgo, imperatrice di Germania, madre di Guglielmo II, che voleva visitare il Monastero di Santa Croce del Corvo.
A dodici anni era andato a fare il mozzo sui navicelli dei suoi zii, che portavano il marmo a Livorno e a Genova e poi si arruolò in Marina e a venti anni fece il cannoniere sulla corazzata Lepanto (foto sotto), fece due campagne di addestramento sulla nave scuola Vespucci, con la quale attraversò l’Atlantico per andare in Nord America (foto sotto).
Durante la 1ª Guerra Mondiale girò per i porti del Mediterraneo e del Mar Rosso a bordo di un esploratore e subì un naufragio per il siluramento del piroscafo Cordova su cui navigava tra Taormina e Messina. In dieci minuti il piroscafo affondò ma, grazie a Dio, essendoci bonaccia tutto l’equipaggio riuscì a salvarsi.
Dopo la tragica esperienza della 1ª Guerra Mondiale Eolo Germi si congedò, fece gli studi per prendere la patente di padrone marittimo, comandando navicelli e velieri e piroscafi da 100 e più tonnellate. Si allontanò sempre più dal Magra navigando per tanti anni nell’Atlantico, nell’oceano Indiano e nel Pacifico. La malattia del padre Carlo lo costrinse però a lasciare l’immensità del mare per ritirarsi di nuovo nel ristretto mondo della foce del Magra.
A Fiumaretta comprò una casa e rilevò una trattoria nel 1923 continuando anche la tradizione di famiglia andando incontro ai velieri in mare per guidarli al sicuro dentro la foce.
Solo un discendente di “Sans Façon” poteva ricoprire il ruolo di pilota ed Eolo dunque riprese a fare il mestiere che faceva da ragazzo. Per molti anni pilotò tutti i navicelli del marmo che si presentavano all’ingresso della Bocca del Magra per un approdo. Con la sua barca a remi Eolo Germi andava incontro ai velieri, li aiutava a superare la barra di foce, a trovare il varco giusto, a imboccare i canali e li guidava a riposare nel grande letto del fiume.
In un vecchio articolo de “La Nazione” confidava al cronista, che era al servizio di una novantina di navicelli e che registrava circa 750 approdi l’anno. Ci fu molta attività fino al 1927-28, poi la marineria velica imboccò la strada del tramonto e la sua barchetta divenne inutile, ma il vecchio marinaio non smise mai di remare.
Fino agli ultimi suoi anni di vita lo si vedeva ancora con la sua barca in mare o lungo il fiume a traghettare da una sponda all’altra i villeggianti o i residenti (foto sopra).
La locanda trattoria “Miramare”, che era stata rilevata da Eolo nel 1923, ben presto prese il nome de “Il Pilota” e continuò ininterrottamente a essere gestita dalla famiglia di Eolo, poi dalle sue figlie Carla, Angelina, Elisa e infine dalla sola figlia Carla e ora dalla nipote Silvia.
Il pergolato d’uva ancora esistente, sopra la sala da pranzo all’aperto, fu piantato da Eolo il giorno del suo matrimonio ed è ancora il simbolo della locanda.
La sala da ballo e da pranzo all’aperto sul fiume non ha una datazione precisa ma dovrebbe essere collocata agli inizi degli Anni ’40. è entrata nella storia grazie al racconto che ne fa la scrittrice Marguerite Duras nel suo romanzo Il marinaio di Gibilterra (1950).
Una targa davanti alla locanda ricorda tale episodio.
Di seguito alcuni brani de Il marinaio di Gibilterra
“Da una parte c’è il mare dall’altra il fiume. Quando il mare è troppo mosso, oppure fa troppo caldo, o semplicemente si ha voglia di cambiare, si va a fare il bagno nel fiume, che è sempre fresco, l’albergo è sul fiume”. …
“Ci accolse un vecchio, ci disse come si chiamava: Eolo. Come il vento? Chiesi. Come il vento, rispose. Parlava francese”. …
“Si ballava vicino al fiume su una pista poggiata su palafitte, circondata da uno steccato di canne da cui pendevano delle lanterne veneziane” …
“Nessun tipo di vite -aggiunse Eolo- è così rigoglioso. Il mio pergolato è famoso in tutta la zona. Solo Carla lo ascoltava davvero”.
Nei decenni successivi alla Seconda G. M. la locanda Il Pilota divenne punto d’incontro di numerosi intellettuali italiani e stranieri che frequentavano sia la sponda di Fiumaretta che quella di Bocca di Magra: Giulio Einaudi, Elio Vittorini, Mario Soldati, Vittorio Sereni, Franco Fortini (che abitava lì vicino nella famosa casa a cubo, 100 metri più a sud), Cesare Pavese (che nella sala da ballo conobbe, poco prima di morire, la sua “musa” Pierina) Giovanni Giudici, l’architetto Giancarlo De Carlo, Nicola Chiaromonte, Italo Calvino, Mary Mc Carty, Marguerite Duras e Dionys Mascolo (marito di Marguerite Duras), Robert Antelme (ex marito di Marguerite Duras – poeta, scrittore sopravvissuto alla deportazione nei campi di sterminio nazisti).
Villeggiatura di svago (con la sala da ballo) ma anche di confronto e di lavoro.
Nonostante Vittorio Sereni scrivesse in “Un posto di vacanza”: … Mai la pagina bianca o meno per sé invoglia /
tanto meno qui tra fiume e mare”…: Fortini raccontava che Robert Antelme nella quiete di questo luogo, a un tavolo d’albergo sulla sponda sinistra del Magra, scrisse il saggio L’èspece umaine (1947) dedicato alla sua esperienza di deportato nei campi di sterminio nazisti.
Singolare è quindi la sua presenza qui nel 1946/47: l’autore sicuramente venne attratto a raggiungere la sconosciuta Fiumaretta, non per caso ma perché questo era il luogo di transito e di sosta degli ebrei scampati ai lager nazisti ed in attesa dell’imbarco clandestino verso la Palestina. Nella stesura del libro quindi, oltre alla sua esperienza, si sarà avvalso anche dei racconti avvalorati dello scambio dalle esperienze reciproche di deportati.
Robert Antelme (Parigi gli ha dedicato una piazza – foto sopra), ex marito di Marguerite Duras, al ritorno a Parigi avrà poi sicuramente raccomandato alla sua ex questo luogo appartato tra fiume e mare. Marguerite così vi si recò subito dopo con il secondo marito Dionys Mascolo e vi scrisse il romanzo Il marinaio di Gibilterra, pubblicato nel 1950.
Il legame dei Germi col fiume Magra, iniziato da Luigi nel 1854, prosegue ancora oggi grazie alla pronipote Silvia Dughetti che si è impegnata a mantenere intatte le caratteristiche del luogo e le prelibatezze culinarie tramandatele dalla mamma.
Sandro Fascinelli