Imbarcarono verso Israele 4.314 ebrei scampati alla Shoa nel 1946-47
(da Ameglia Informa di febbraio 2018)
In occasione della Giornata della Memoria, 27 gennaio 2018, vorremmo ricordare e mai dimenticare il contributo che molti Amegliesi portarono alla riuscita dell’Aliyah Bet.
Questo importante fatto storico, ribalta il merito a senso unico della Spezia “Porta di Sion” anche perché dalla Spezia l’8 maggio 1946 sono salpate “legalmente” due navi (Fede e Fenice) con 1.014 ebrei mentre da Bocca di Magra ne sono salpate “illegalmente” ben sette. Da una parte una partenza legale, dall’altra sette partenze illegali, più rischiose per tutti.
Perché una così meritoria attività verso gli ebrei è restata nascosta sino ad oggi? Un interrogativo tutto da scoprire.
Bocca di Magra era nota solo per essere stata luogo di ritrovo di scrittori e intellettuali. Ma in che mondo vivevano questi intellettuali che scrivevano solo dell’amenità del paesaggio e della buona cucina e non della sofferenza delle persone passate di lì nel 1946-47, dopo essere sopravvissute ai campi di sterminio? Di questo dovrebbe essere più famosa Ameglia e Bocca di Magra.
In Ameglia Informa di maggio 2017 portammo alla ribalta Bocca di Magra come base principale di partenza degli ebrei per la Palestina con più di 4.000 profughi imbarcati. Un silenzio tombale seguì questa revisione storica, non tanto nascosta perché, già dal 1973 Ada Sereni, la responsabile italiana dell’Aliya Bet, descriveva su “I clandestini del mare” le partenze da Bocca di Magra. Poi pochi mesi fa,, una pagina del libro “111 luoghi della Versilia e dintorni che devi proprio scoprire” di Dante Matelli individuava, nel parco del bagno Arcobaleno di Fiumaretta, “l’Arcadia dei rifugiati”, di cui abbiamo parlato nei precedenti numeri di Ameglia Informa di agosto e settembre 2017.
Non sentendomi più solo, e questa volta con il sostegno del sindaco Andrea De Ranieri, ho approfondito le ricerche giungendo alla conclusione che ad Ameglia non gli è stato mai riconosciuto il ruolo che gli compete nella storia dell’immigrazione clandestina degli ebrei verso la Palestina! (Ameglia Informa dicembre 2017)
Per non essere troppo di parte lascio prima la parola a Paolo Bosso, che sta facendo ricerche analoghe mirate a dare più risalto a Porto Venere per i cantieri delle navi dei clandestini, con cui mi sono trovato in sintonia.
Sandro Fascinelli
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L’Aliyah Bet, era il nome dato all’immigrazione clandestina dagli Ebrei verso la Palestina, allora un Mandato Britannico, nel periodo tra il 1945 ed il 1948. Giunsero, via mare, 70.428 immigrati in 66 viaggi. In Liguria, vennero allestite 20 navi che trasportarono nei loro 26 viaggi, effettuati non solo dall’Italia, ben 23.219 sopravvissuti alla Shoah in Erez Israel. Savona, Vado, Arenzano, Genova, Bogliasco, Riva Trigoso, Chiavari, La Spezia, Porto Venere e Ameglia sono, a vario titolo, indissolubilmente legate alla nascita dello Stato Ebraico.
Ma scendiamo nei dettagli della storia: Yehuda Arazi, responsabile delle attività del Mossad Le Aliyah Bet, assieme ad Ada Sereni, scelsero, dopo i fatti della Spezia di aprile-maggio 1946, il Cantiere Lauro a Porto Venere come base operativa per l’allestimento delle navi e la foce del fiume Magra come località per gli imbarchi.
Il fondale permetteva di ancorarsi molto vicino alla costa tra Punta Bianca e la foce del Magra, allora ancora non bonificata dalle mine, e quindi disabitata.
Infine, a rendere il luogo perfetto da ogni punto di vista, furono dei bei prati ed un boschetto che si stendevano sul lato sinistro della foce del fiume Magra. Questi campi divennero, in brevissimo tempo, sede di un “campo climatico” in località Fiumaretta. I profughi non vi soggiornavano che per pochi giorni, il tempo necessario per istruirli all’imbarco ed al viaggio.
I barcaioli di Bocca di Magra si resero subito disponibili a traghettare i partenti dalle passerelle presso la foce del fiume alle navi, con i loro barconi a motore, adibiti in genere a trasporti tra il golfo della Spezia e la Versilia. I Carabinieri della Stazione di Ameglia, erano stati informati dai diretti superiori di non curarsi di quanto accadeva nel campo climatico e di eventuali imbarchi notturni, ma anzi di essere, per quanto possibile, comprensivi e collaborativi con i profughi.
Tra fine luglio e settembre del 1946 partirono da Bocca di Magra le seguenti navi, tutte allestite a Porto Venere:
Il 31 luglio 1946 Il “Mario Serra”, imbarcò 604 profughi, tra queste persone si trovavano diversi “Bam-bini di Selvino” provenienti dalla colonia di Sciesopoli, che ospitò oltre 800 bambini, la maggior parte orfani sopravvissuti ai campi di sterminio. Una volta in navigazione come da prassi, venne rinominata con il nome ebraico di “Katriel Jaffe”.
Il 2 agosto 1946 il “San Sissimo” imbarcò 790 persone; prese il nome in “Kaf Gimed Yordei Ha’Sira”.
Il 23 agosto 1946, partì per il secondo viaggio, dopo quello di maggio avvenuto da La Spezia, il “Fede”. Imbarcò 1.024 passeggeri, tra cui settanta donne in stato di gravidanza e prese il nome di “Arba Cheruyot”.
L’11 settembre 1946 fu la volta “dell’Adriana Ariella”, dopo aver imbarcato 431 sopravvissuti alla Shoah, partì verso la Palestina cambiando il nome, come da consuetudine, di “Palmach”.
Il giorno seguente, il 12 settembre 1946 fu la volta “dell’Albertina” che, sempre da Bocca di Magra, imbarcò 180 profughi.
Nel settembre del 1946 le autorità inglesi aumentarono le pressioni sulle autorità italiane perché impedissero la partenza dei profughi. Funzionari di diversi dicasteri contattarono la Sereni per suggerire la necessità di diradare le partenze e di abbandonare Bocca di Magra. Fu così che venne deciso di spostare le partenze verso altre località.
Ma altre due volte la gente di Bocca di Magra si rese utile per l’Aliyah Bet.
Nella notte dell’8 maggio 1947 circa 600 persone vennero traghettate sul “Trade Winds” e si unirono alle altre già imbarcate a Bogliasco la sera prima. La nave partì con 1.414 profughi prendendo il nome di “Ha Tikvà”.
L’ultimo imbarco avvenne nella notte del 15 luglio 1947 nella tenuta di San Rossore a Migliarino dove i barcaioli, trasportarono 685 profughi da Bocca di Magra al Raffaelluccia.
Complessivamente in 7 imbarchi, i barcaioli trasportarono 4.314 sopravvissuti alla Shoah alle navi in attesa a Bocca di Magra.
Una volta giunti in Palestina i profughi venivano interrogati dalla polizia britannica: alla domanda dove si erano imbarcati qualcuno rispose dalla Porta di Sion, ovvero la zona del Golfo della Spezia. Fu così che il nome della Spezia divenne noto in tutta Europa come la Porta di Sion, anche per i 4.314 profughi partiti da Bocca di Magra oltre che per i 1.014 partiti in precedenza dalla Spezia.
Il nostro sogno ora è che i Comuni del Golfo della Spezia si facciano promotori di eventi e conferenze per portare alla ribalta nazionale e oltre questa bella pagina di solidarietà, perché si possa stabilire un collegamento tra passato e presente e per rendere orgogliosi i nostri giovani di quanto fatto dai nonni.
Paolo Bosso