Papa Francesco (foto di Annett klingner)

(da Ameglia Informa di gennaio 2023)

Immagine in evidenza: disegno di Patxi Velasco Fano

“Il Natale che vorrei”, queste  sono le parole che condensano l’oggetto della lunga intervista di Papa Francesco, rilasciata qualche settimana fa a Canale 5. Più che il “Natale che vorrei”, noi lo definiremmo concretamente: “il 2023 che vorrei”, un messaggio di speranza e di misericordia per il futuro.

Il primo argomento che è stato affrontato riguarda la guerra in Ucraina: “stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzetti”, così inizia il discorso, “questa volta ha scosso un po’ tutti perché è più vicina a noi. Penso alle madri dei soldati in guerra, quando le arriva la lettera, che comunica che il loro ragazzo è diventato un eroe, a quelle donne rimane del figlio solo un pezzo di carta. La guerra è una pazzia, distrugge tutto, per non parlare dell’industria e il commercio delle armi, invece di farci progredire, ci toglie tutto”.

Sappiamo benissimo quante volte il Papa ha implorato di cessare la guerra il prima possibile, purtroppo, neanche lui è riuscito in questo intento. Cosa potrebbe fare ancora di più di quello che non abbia già fatto? Davanti a questo scenario lui è conscio che il mondo ha scelto lo schema di Caino, la guerra applica il cainismo: uccidersi l’uno con l’altro per il potere e la supremazia.

L’intervista va avanti ponendo al pontefice un altro dei temi più gravi dell’ultimo anno: la crisi economica aggravata anche dalla guerra. Le “bollette” lievitano, a tal punto che le famiglie non riescono a far fronte a tutte le spese, ci sono persone che fanno veramente la fame. Per questo motivo si appellava a tutte le persone, di non ostentare durante le feste, di essere umili e di donare a chi non ha nulla.

A tal proposito ricorda una foto che aveva scattato un fotografo del Vaticano anni fa, in cui si vedeva una signora anziana in una sera d’inverno chiedere l’elemosina davanti a un ristorante di lusso, mentre dalla porta usciva una donna benestante con la pelliccia che si girava dall’altra parte. Questa è la cultura dell’indifferenza: “io guardo da un’altra parte, me ne lavo le mani, non è un problema mio”. “Il problema è di tutti”, continua il Papa, non si devono accettare questi comportamenti, bisogna combatterli.

Il tema della diminuzione delle nascite in Italia, fa preoccupare Papa Francesco. Una volta ha sentito un signore che diceva: chi mi pagherà la pensione se non nascono più bambini? In Italia bisogna aiutare le famiglie a procreare. Tante donne non vengono assunte perché poi c’è il rischio che facciano i figli. Rendiamoci conto: “un bambino è una minaccia in questo momento? Dovrebbe essere una benedizione”.

Riguardo ai bambini è importante lo sport, lo definisce “nobile”; don Bosco diceva: “metti una palla in mezzo alla strada e subito vengono, come le mosche al dolce”.

Lo sport è anche gioco, fa bene però non deve essere troppo commerciale, deve essere amatoriale, deve essere gratuito. Si compiace quando vede i tifosi entusiasti, “dobbiamo far crescere lo spirito sportivo: spero che anche i mondiali possano aver contribuito in questo”.

Viene chiesto a Sua Santità se il presepe e la nascita di Gesù bambino è un segno di speranza: “il bambinello arrivato da Betlemme, guardatelo e guardate le stelle. Un bambino in più è una speranza, lui è nato povero, perseguitato è dovuto scappare”.

“A ognuno di voi che ascolta vorrei chiedere che il Signore vi dia la tenerezza di un bambino, che noi non perdiamo la tenerezza umana, di aiutarci e che vi dia la luce della stella. Se tu guardi la stella, sai dov’è la strada come i Magi. Se tu guardi il bambino sai come sentire il tuo cuore”.

L’intervista finisce augurando che il Signore possa benedire tutti e la Madonna custodirci. Sono state parole intense e commoventi e si nota una certa preoccupazione del Santo Padre per il futuro, quello che noi possiamo fare è di essere fiduciosi e positivi, nella speranza che qualcosa possa cambiare in ognuno di noi.

Luisa Fascinelli