(da Ameglia Informa di ottobre 2022)
Il titolo non è un refuso ma uno dei vari scoop di Ameglia Informa, nei suoi 25 anni di attività, che ha corretto eventi storici consolidati mentre in altri casi ha messo in luce fatti storici nascosti o dimenticati come nel caso degli ebrei fatti imbarcare clandestinamente da Bocca di Magra dal 1945 al 1947, di cui riparliamo a pag. 8.
Il decimo anniversario dalla morte di Daniel Inouye è poi l’occasione per raccontarvi i retroscena di come si è giunti alla scoperta che “non era morto in battaglia” da parte del nostro collaboratore Sergio Marchi. SF
Dieci anni fa, per l’esattezza il 12 dicembre 2012, è venuto a mancare Daniel Inouye, un uomo decisamente fuori dal comune. Ne avevo scritto, su Ameglia Informa, più volte, fino ad un anno prima di questo evento luttuoso. In effetti, anche per me, è stata una serie concatenata di coincidenze a farmi conoscere questo “personaggio legato alla storia della Lunigiana”. Tutto, è cominciato con la partecipazione alla riscrittura del saggio “La sepoltura delle vittime dell’eccidio di Bardine di San Terenzo”, richiesta dal prof. Almo Baracchini, a suo tempo protagonista dei fatti narrati.
Nell’ultima pagina, viene mostrata la foto di Daniel K. Inouye, che viene definito “…l’ultimo militare americano morto il 21 aprile 1945 a Monte Marciaso, decorato per il suo straordinario eroismo di Croce al Valor Militare”.
Per il momento la cosa finì lì, il libro venne pubblicato e non ci pensai più. Ma il destino mi stava preparando una curiosa sorpresa, sotto la specie di un film, visto casualmente su Teleriviera. Era il quarto, della serie “Karate Kid”, con il buon Myagi sempre protagonista, questa volta in qualità di reduce della Seconda Guerra Mondiale. I primi secondi del racconto riguardavano la cerimonia di premiazione di un gruppo di “Nisei”, ovvero combattenti nippo-americani sul fronte europeo.
Durante la cerimonia, venivano mostrate delle gigantografie di eroi e, fra quelle, notai la foto di Inouye. Incuriosito da questo fatto, seguii la vicenda fino in fondo, ai titoli di coda. Ed ecco che, scopro il nome di Inouye quale attore, che interpreta la parte di sé stesso, un senatore degli Stati Uniti! Lo dovevo dire anche ai custodi del Museo di Bardine di San Terenzo Monti (ndr. in Comune di Fivizzano), dove c’era una sua foto incorniciata con la stessa didascalia del libro di Baracchini. L’occasione si presentò durante la successiva celebrazione dell’eccidio ma, quando esternai la mia scoperta, non venni creduto, specie da coloro che erano stati in visita nelle Hawaii al mausoleo degli eroi di guerra.
Mi dissero che avevano trovato anche là la foto di Inouye, quindi egli era morto e io ero un bugiardo. Vagli a far capire che in America un eroe di guerra non deve essere necessariamente morto, se lo trovi in un mausoleo. Si tratta semplicemente di una divisione di posizione, ad esempio, a destra i vivi e a sinistra i morti, nient’altro.
Pazienza, comunque volli conoscere meglio quale fosse stato l’atto eroico di questo soldato e, tra l’altro, scoprii che egli era divenuto il più longevo senatore e presidente pro tempore del Senato degli Stati Uniti, il terzo politico nella linea di successione presidenziale.
Ma procediamo con ordine, il senatore Inouye è nato nel 1924 nelle Hawaii, da un immigrato di origini nipponiche.
Come liceale e volontario della Croce Rossa, è stato coinvolto direttamente nell’attacco giapponese a Pearl Harbour del 7 dicembre 1941, aiutando molte vittime civili del suo quartiere. Quando il governo americano glielo permise, si arruolò volontario nel 442° Reggimento di Combattimento, tutto composto da nippo-americani come lui.
Nel giugno 1944, ha ricevuto il battesimo del fuoco nelle operazioni che portarono alla liberazione di Roma, venendo promosso sergente (foto sopra: Daniel Inouye è in basso a sinistra). Nell’ottobre dello stesso anno, il 442° è stato inviato nei monti Vosgi, in Francia, dove lui è stato promosso sottotenente. Per cominciare a capire la sua audacia, tenete conto del fatto che il suo plotone era stato dimezzato dalle perdite e così la sua compagnia.
Lui stesso, mentre conduceva un attacco, venne colpito al petto, proprio sopra il cuore, ma il proiettile è stato fermato da due dollari d’argento che gli capitò di avere impilati nel taschino della camicia. Agli inizi del 1945, dopo alcuni mesi di riposo, è tornato sul fronte italiano, trovandosi nel territorio di Fosdinovo nel mese di Aprile. Il 21 ha ricevuto l’ordine di attaccare una cresta fortemente difesa, Colle Musatello, e si è trovato a fronteggiare tre nidi di mitragliatrice in successione. Dal primo nido è partito un colpo che lo ha ferito allo stomaco, ma lui, ignorando la ferita, ha continuato l’azione e lo ha distrutto col lancio di alcune bombe a mano. (segue)
Sergio Marchi
(da Ameglia Informa di novembre 2022)
Dopo essere stato informato della gravità della sua ferita dal suo sergente di plotone, ha rifiutato le cure e radunato i suoi uomini per un attacco alla seconda posizione mitragliatrice, che ha anche distrutto con successo. Mentre la sua squadra teneva impegnato il terzo nido di mitragliatrice, Inouye ha strisciato verso di esso, alzandosi poi di scatto per tirare la sua ultima bomba.
In quel momento, una granata nemica lo ha colpito sul gomito destro, lasciandolo privo di buona parte del braccio, con la sua bomba già innescata, come lui stesso descrive nelle sue memorie, “stretta in un pugno che improvvisamente non mi appartiene più”. A quel punto, i suoi soldati sono corsi in aiuto, ma egli ha gridato loro di trattenersi, mentre ha preso rapidamente la bomba con la mano sinistra e l’ha lanciata nel terzo nido, centrandolo in pieno.
Ha continuato l’azione, mettendo a tacere l’ultima resistenza nemica sparando raffiche col suo fucile mitragliatore Thompson, prima di essere ferito a una gamba, cadendo svenuto verso il basso della cresta. Quando si è risvegliato, vedendo i suoi uomini chini su di lui, li ha apostrofati di tornare alle loro posizioni, in quanto, come ha sottolineato, “nessuno ha sospeso la guerra”.
In quell’attacco, sul colle Musatello presso Bardine di San Terenzo, 25 soldati nemici sono stati uccisi e altri otto catturati. Sembra la sceneggiatura di un film di guerra propagandistico o, se volete, una pellicola su misura per un improbabile eroe di arti marziali, ma invece le cose sono andate proprio così, e non è nemmeno finita lì.
Dato per morto dai locali, il nostro, pur fra indicibili sofferenze, è sopravvissuto ad un intervento di amputazione del braccio destro senza anestesia. Non è stato per crudeltà, ma per il fatto che un’ulteriore dose di morfina ne avrebbe messo a repentaglio la vita, visto il quantitativo di sangue che aveva già perduto.
In seguito, Inouye è stato insignito delle più prestigiose onorificenze americane, come la Purple Heart, la Distinguished Service Cross e, nel 2000, ha ricevuto dalle mani del presidente Clinton la Medal of Honor. Il reggimento 442° Nisei, è diventata l’unità più decorata nella storia dell’Esercito Americano. Anche se Inouye aveva perso il suo braccio destro, rimase nell’esercito fino al 1947 e fu congedato con onore con il grado di capitano. A causa della perdita del suo braccio, Inouye ha abbandonato i suoi piani per diventare un chirurgo, ed ha studiato scienze politiche. Si è laureato presso l’Università delle Hawaii nel 1950, è divenuto avvocato nel 1953 ed è stato eletto a un seggio del Partito Democratico nella Camera dei Rappresentanti statunitense come primo membro pieno delle Hawaii, nel 1959.
Inouye nel 1962 fu eletto al Senato degli Stati Uniti, e vi rimase fino alla morte, avvenuta il 12 dicembre 2012. Straordinario, perfino nella data della sua morte, ricordate?, doveva essere il giorno della fine del mondo, secondo il calendario Maya! Ha tenuto il discorso principale alla turbolenta Convenzione democratica del 1968 a Chicago, ed ha guadagnato l’attenzione nazionale per il suo servizio sul Watergate. È stato presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti dal 1975 fino al 1979, e presidente della commissione per gli affari indiani dal 1987 al 1995 e dal 2001 fino al 2003. Inouye, ha partecipato anche alle indagini sull’affare Iran-Contras negli anni 1980, presiedendo un comitato speciale dal 1987 al 1989. Nel 2000, Inouye si è aggiudicato il Gran Cordone dell’Ordine del Sol Levante dall’ imperatore del Giappone, in riconoscimento della sua lunga e brillante carriera nel servizio pubblico. Sua moglie di 57 anni, Maggie, è morta il 13 marzo 2006.
Il 24 maggio 2008, si è risposato con Irene Hirano, di 24 anni più giovane, presidente della Fondazione Ford. Nel 2007, Inouye è stato personalmente insignito Cavaliere della Légion d’Honneur dal Presidente della Francia Nicolas Sarkozy.
Nel 2009, Inouye ha assunto la guida della potente commissione per gli Stanziamenti del Senato. Nel giugno del 2011, Inouye è stato nominato Gran Cordone del-l’Ordine dei Fiori Paulownia, la più alta onorificenza giapponese che può essere conferita a uno straniero che non è un Capo di Stato. Solo il settimo americano a ricevere tale onorificenza, è anche il primo americano d’ori-gine giapponese a riceverlo.
Sergio Marchi
Nota del direttore
Su questa ricerca abbiamo avuto gli apprezzamenti della stampa italiano da Il Giornale, al secolo XIX, al Tirreno… e del senatore Daniel Inouye, che ringraziò per la ricerca e così si è espresso::
“…recognizes when it is incorrect. In this case an Italian publication had written my obituary. It was news to me, my family, and my colleagues in the Senate that as far as some in Italy were concerned, I was dead. Thanks to research, was able to show that I survived my final battle on April 21, 1945, and went on to a life of public service. If not for his efforts, there are some who would think my story ended on that battlefield in San Terenzo. His work is to be commended,”
United States Senator Daniel K. Inouye.
Sent: Tuesday, April 17, 2012