(da Ameglia Informa di luglio 2022)
Il 3 giugno 2022, per iniziativa del Bagno Arcobaleno di Fiumaretta, è stata inaugurata una targa commemorativa che ricorda come, su queste terre, nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale transitarono, sostarono e s’imbarcarono per raggiungere la Terra d’Israele ben 4.314 ebrei scampati alle camere a gas dei campi di sterminio nazisti. Il pannello fa parte di un percorso della memoria che Carlo Accame e Lorella Dapporto, i gestori del bagno, hanno ideato per ricordare i fatti che accaddero in questo luogo nel lontano 1946-1947. Una solidarietà tra popoli che deve essere di esempio per il presente e per le future generazioni.
Questo luogo è ora frequentato da numerosi turisti che avranno così l’occasione di conoscere la storia di questo territorio e in particolare di quello che è accaduto proprio qui, con un breve racconto, foto illustrative e il link del nostro giornale per chi volesse approfondirne la conoscenza. Sempre nel parco retrostante il bagno saranno previsti altri pannelli ed uno è di prossima realizzazione nei pressi del bunker, per ricordare che, sempre qui, nella Seconda Guerra Mondiale tra la costa ligure e la Toscana era stato costruito un sistema difensivo chiamato Vallo ligure che si congiungeva alla Linea Gotica, poco più a sud, per impedire eventuali sbarchi degli Alleati all’interno della zona di occupazione nazifascista.
Il retro del pannello che ricorda l’Aliyah Bet, verrà completato con un brano del libro I clandestini del mare di Ada Sereni che descrive come furono individuati da Yehuda Arazi gli spazi adatti alla sosta degli ebrei prima degli imbarchi.
Allo scoprimento della targa sono intervenuti: da Israele la nipote di Yehuda Arazi (capo dell’Haganà e dell’Aliyah Bet) Orli Bach, l’assessore alla Cultura di Ameglia, facente funzioni di Sindaco, Marzia Ratti e Carlo Accame, nipote del generale Guido Accame (che mise a disposizione questi terreni per gli ebrei – Ameglia Informa di febbraio 2019) e sua moglie Lorella Dapporto, gestori del Bagno Arcobaleno.
Per dovere di ospitalità riportiamo solo un sunto del discorso di Orli Bach:
«77 anni fa, nel 1945, subito dopo la seconda guerra mondiale, mio nonno, Yehuda Arazi, fu inviato dal-l’Haganah, l’organizzazione clandestina ebraica, a servire come comandante del “Mossad LeAllyah Bet” in Italia, con l’obiettivo di salvare gli ebrei sopravvissuti all’Olocausto e portarli sani e salvi nella Terra d’Israele, allora chiamata Palestina.
A quel tempo il governo mandatario britannico in Palestina limitò severamente l’ingresso dei sopravvissuti ebrei che stavano cercando disperatamente di sfuggire agli orrori e ai pogrom che continuavano a subire nell’Europa del dopoguerra.
Yehuda Arazi, assieme alla sua aiutante, Ada Sereni, si sono occupati dell’immigrazione clandestina di oltre 21.000 sopravvissuti a bordo di piccole navi, nel tentativo di raggiungere segretamente le coste della Terra d’Israele.
Nel maggio del 1946 la Marina britannica catturò una di queste navi con a bordo 1014 profughi nel porto della Spezia. In questa occasione mio nonno ha condotto una lotta molto eroica, compreso il famoso sciopero della fame, che ha scosso l’opinione pubblica internazionale e che si è conclusa con una grande vittoria con implicazioni di vasta portata. In seguito a quel dramma, il porto della Spezia non poté più essere utilizzato per le operazioni segrete, così decisero di trasferire il loro quartier generale qui, sulla foce del Magra. Sette navi partirono da qui. I rifugiati hanno dovuto aspettare fino a un anno intero prima di poter salire a bordo delle navi.
Hanno aspettato in piccole tende in un accampamento, proprio qui dove ci troviamo ora noi, che all’epoca erano dei terreni abbandonati. Come alla Spezia, gli abitanti di Fiumaretta e Bocca di Magra, che avevano sofferto anche la fame e la povertà durante la guerra, si sono prodigati per aiutare i profughi con tutto ciò che potevano, fornendo loro cibo, vestiti e provviste.
Questo capitolo della vostra storia è un omaggio alla solidarietà umana! Sono profondamente commossa dal fatto che tu (N.d.r. Orli Bach si rivolge a Carlo Accame, in tale occasione anche traduttore del suo discorso) abbia scelto di affiggere questa targa, per mantenere vivo questo ricordo!
Raccontare questa storia non è solo una questione di descrivere il passato, è anche molto importante per il presente e il futuro! Il tempismo di questa cerimonia oggi, subito il 2 giugno, giornata a ricordo della nascita della Repubblica Italiana, è significativo: questo è lo spirito che dovrebbe servire da ispirazione!
Sono stato qui tre anni fa per l’inaugurazione di altri due monumenti commemorativi: qui, sulla sponda del Magra a Fumaretta (con la citazione biblica “Dai fiumi di Babilonia”… incisa su un’imponente blocco di marmo) e al Molo Pagliari alla Spezia, con il bel monumento marmoreo “Le ali della libertà” e una serie di pannelli che descrivono l’accaduto.
Sono passati tre anni, molte cose sono successe da allora – Il Covid ha colpito il mondo e ora la tragedia devastante della guerra che ha colpito l’Ucraina – proprio per questo è così importante continuare a raccontare questa storia della solidarietà umana!
Mio padre, Gabriel Bach, è morto tre mesi fa. Da ragazzo è riuscito a fuggire dalla Germania nazista al- l’ultimo momento. Anni dopo divenne uno dei pubblici ministeri nel processo storico del criminale nazista Adolf Eichmann. In seguito è stato Procuratore Generale e poi Giudice presso la Corte Suprema in Israele. Per tutta la vita ha continuato a recarsi in vari paesi, e in particolare in Germania, per parlare con parlamentari, funzionari legali e studenti delle scuole superiori dell’Olocausto e del suo insegnamento. È stato molto sorpreso e felice di scoprire “l’altra Germania”: un grande movimento di giovani che stavano cercando di fare tutto il possibile con il volontariato per Israele per compensare, anche solo in minima parte, a quanto avvenuto con i loro genitori durante il nazismo».
Sandro Fascinelli
L’11 settembre 2022 Orli Bach è intervenuta anche alla inaugurazione di un altra targa sull’Aliyah Bet al Campo A di Boffalora sopra Ticino, dove trovarono accoglienza e speranza numerosi ebrei scampati alla Shoah e ci è venuta a salutare alla Spezia, sulla strada del ritorno ad Israele.