(da Ameglia informa di ottobre 2016)
Dopo aver concluso la parte storica, affidata a Giovanni Pardi, vogliamo introdurre una piccola intervista all’ultima erede locale dei Fabbricotti: Emanuela Biso, figlia del dr. Luigi Biso ed Idina Murray-Fabbricotti (foto sopra), figlia di Andrea, nipote di Guido e bis nipote di Bernardo (papà di Helen Bianca andata in sposa a Carlo Andrea).
D. Emanuela cosa si ricorda di sua mamma?
R. Ci raccontava che le grandi ricchezze accumulate da Carlo Francesco (Carlaz) si dissolsero in breve tempo tra la grande crisi economica del 1929 e le sanzioni all’Italia del 1935 che bloccarono completamente le esportazioni di marmo in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Le banche chiesero il rientro immediato dei crediti e, nonostante i tentativi della famiglia di risollevarsi alleandosi con altri industriali carraresi, si ritrovarono poveri dall’oggi al domani.
Carlo Andrea ad Ameglia perse il castello di Bocca di Magra e la famiglia della mamma perse la villa dell’Angelo. A niente valse la vicinanza al Fascismo di Guido che nulla poté per opporsi anche alla politica dissennata del podestà Renato Ricci, volta a combattere le grandi concentrazioni industriali ma in effetti solo per favorire i suoi parenti con quel che restava dell’industria del marmo.
Eppure la mamma ricorda che Ricci veniva spesso a cena alla nostra villa Padula e la teneva sulle ginocchia!
D. Cosa si ricorda di suo papà?
R. Il matrimonio della mamma con Luigi Biso, di famiglia di medici e lui stesso affermato medico, la tolse dalle ristrettezze. Il papà però poco dopo le nozze dovette partire per l’Africa dove prestò servizio negli ospedali militari. Dopo la guerra riprese servizio come medico di base e poi come medico specialista all’ospedale di Carrara. Era instancabile nel suo lavoro e di una dedizione assoluta verso i pazienti.
Si occupò anche di ambiente e fondò la Sezione Apuolunense di Italia Nostra che ora è stata intitolata al suo nome. Nel 1960 costituì la Società degli amici di Bocca di Magra che si proponeva anch’essa la salvaguardia del paesaggio e del territorio ma di Ameglia. Il primo presidente fu Giulio Einaudi e mio papà ne fu il vicepresidente.
D. Cosa si ricorda del periodo bellico?
R. Anche se ipotecata abbiamo continuato ad abitare a L’Angelo ma, dopo il ‘43, la villa fu requisita dai tedeschi della Kriegsmarine che ne fecero il loro comando. Noi siamo stati relegati in una stanza e abbiamo convissuto senza troppi problemi con questi marinai un po’ snob e diversi rispetto ai militari dell’esercito o delle SS. Anzi, in previsione dei bombardamenti che si prevedeva potessero verificarsi in conseguenza dello sfondamento della Linea Gotica, ci trasferirono ad Ameglia.
I bombardamenti ci furono ma distrussero solo parzialmente la villa, così vi ritornammo ad abitare. Mio padre, tornato dall’Africa riprese ad esercitare la professione e riuscì a riscattare L’Angelo con una dilazione di pagamento. Nel 1946 vendemmo la villa alle Suore di Santa Zita di Lucca che la utilizzarono a colonia marina per bambini.
Con i soldi della vendita, abbiamo restaurato e ampliato la casa dei contadini, col terreno che era a fianco, e dove abitiamo ancor ora.
Successivamente le suore vendettero la villa dell’Angelo alla famiglia Bigagli che la restaurò agli antichi splendori compreso il lucernario Liberty realizzato dai fratelli Chini che si era miracolosamente salvato dal bombardamento.
Quando mio papà è andato in pensione ci siamo trasferiti definitivamente a Bocca di Magra, dove mia mamma si trovava molto bene, eliminando l’alternanza estate inverno con Carrara.
Mia madre, come tutti i Fabbricotti, era una donna mite, non si lamentava mai di nulla, felice di quello che aveva nel bene o nel male, amava la campagna, i fiori (era presidente del garden club della Spezia), le galline e gli animali in genere.
Sandro Fascinelli