(da Ameglia Informa di gennaio 2022 e segg.)
La foto in evidenza, che risale al 1957, ritrae un gruppo di allieve e insegnanti della Scuola superiore Myojo di Beppu, in occasione del termine della Scuola per le ragazze di Scuola superiore. La scuola di Beppu fu fondata da Sr. Carmela Solari, che nella foto è in basso al centro.
Di suor Carmela Solari ne abbiamo parlato già nel 2007 [pubblicato a parte sotto il titolo: Ricordo di una piccola grande suora amegliese: suor Carmela Solari (raccontato dall’Italia)] ma non c’è stato più alcun seguito sino ad ora; occorrerebbe invece rivalutare questa persona che ha dato lustro al nostro Paese. Per le sue doti di grande carità e umanità, le rese omaggio anche Hiro Hito l’imperatore del Giappone.
Una grande amegliese che non dobbiamo dimenticare e su cui torniamo a parlare perché abbiamo nuove e più dettagliate notizie su di lei che sono state raccolte da una sorella del suo stesso ordine: suor Marisa Gambato che le ha presentate al Convegno dell’ACSSA (Associazione Cultori Storia Salesiana), svoltosi in Thailiandia, nel 2019, che siamo riusciti a contattare in Giappone e ci ha dato il consenso a pubblicare la sua ricerca (la sua biografia sarà in fondo alla sua ricerca).
L’articolo che segue è un sunto, prima di passare alla sua storia in dettaglio.
Sandro Fascinelli
Suor Carmela Solari: una missionaria nel contesto sociale e culturale del Giappone (1939-1957)
Sommario della ricerca
Presentare suor Carmela Solari è stata in parte motivata dalla celebrazione del 90° anno di presenza in Giappone delle FMA (Figlie di Maria Ausiliatrice: è la denominazione voluta da don Bosco per le Religiose della Congregazione da lui fondata nel 1872 n.d.r). Questa celebrazione ci ricorda l’importanza di sapere chi sono state le prime coraggiose missionarie in vista di scrivere la storia della nostra Provincia. Le fonti a cui si è fatto riferimento sono quelle degli archivi del nostro Istituto e della Provincia. Non essendoci però molto materiale scritto. La maggior parte proviene da fonti orali.
Suor Carmela nacque ad Ameglia (La Spezia, Italia) l’11 aprile 1891 e visse gli anni della prima formazione a Nizza Monferrato (Italia). Fece la prima professione come FMA il 5 agosto 1917. Dopo i Voti Perpetui nel 1923, fu nominata superiora ad Alessandria. Nell’agosto 1930 le fu chiesto qualcosa d’ina-spettato: andare missionaria in Giappone! Un anno prima, suor Letizia Begliatti era partita con il primo gruppo di sei missionarie. Era necessario rafforzare la missione che si mostrava piena di speranza e di sfide.
Arrivò a Miyazaki (Giappone) nella seconda metà del 1930. Nel suo primo anno operò alla Comunità aperta da Sr. Letizia, poi un anno dopo andò a Beppu, per fondare la nuova casa. Dopo Beppu, le fu chiesto di tornare a Miyazaki e poi di nuovo a Beppu otto anni dopo, come Superiora della Comunità.
A Beppu, oltre al lavoro per la vicina comunità salesiana che svolgeva le faccende domestiche, le suore avevano un piccolo asilo nido con l’aiuto di giovani ragazze che aspiravano ad entrare nella vita religiosa nell’Istituto delle FMA. Sr. Carmela è stata la loro guida. Le ha ospitate, aiutate negli studi e, soprattutto, ha insegnato loro la Spiritualità Salesiana pratica!
Nel 1939 viene chiusa la prima casa delle FMA in Giappone, così tutte le suore sono andate a Beppu e hanno formato una grande famiglia gioiosa. Il motto di suor Carmela era: “Coraggio e avanti!”
Il 29 luglio 1945, suor Carmela fu imprigionata a Fukuoka. Quel periodo per il Giappone fu molto drammatico. Ad agosto furono lanciate due bombe atomiche e la guerra finì.
Il 29 luglio 1945, suor Carmela fu imprigionata a Fukuoka. Quel periodo per il Giappone fu molto drammatico. Ad agosto furono lanciate due bombe atomiche e la guerra finì.
Il 17 marzo 1955, suor Carmela ricevette dall’Imperatore del Giappone la Decorazione dell’Ordine del Sacro Tesoro come ricompensa per il suo lavoro nel campo dell’educazione negli ultimi 23 anni! Insegnava che “educare” significa non solo insegnare ad evitare ciò che è sbagliato, ma anche costruire e potenziare il bene nei meno dotati. Voleva che le maestre fossero sempre presenti tra i bambini con una presenza materna, protettiva e accogliente. Ha suggerito modi per conoscere le diverse personalità dei bambini, per aiutarli nelle loro difficoltà e guidarli verso il bene. Suor Carmela voleva che le maestre trattassero i bambini con gentilezza e rispetto.
Suor Marisa Gambato FMA
(da Ameglia Informa di febbraio 2022)
1. Introduzione: Motivazione della Scelta e Breve Profilo Biografico
La scelta di presentare in questa sede (La 4ª conferenza sulla storia salesiana tenutasi in Tailandia dal 10 al 15 febbraio 2019 – ndr) la missionaria italiana in Giappone, suor Carmela Solari è, in parte motivata dalla ricorrenza del 90° della presenza FMA (Fi-glie di Maria Auusiliatrice – ndr) in Giappone e dalla conseguente importanza di conoscere chi fossero le prime coraggiose missionarie in vista della stesura della storia della nostra ispettoria. Finora c’è stata la tendenza a puntare i riflettori sulla figura della capo della prima spedizione, Sr. Letizia Begliatti e di lasciare nell’ombra le altre figure. Per questo, vogliamo presentare Sr. Carmela Solari che nell’evangelizzazione del Giappone, ci sembra, abbia avuto un’importanza non meno preziosa per noi.
Le fonti a cui attingiamo sono soprattutto fonti inedite conservate nell’Archivio generale delle FMA e in quello dell’Ispettoria “Alma Mater” di Tokyo. Si conservano, ad esempio, poche lettere autografe inviate da suor Carmela alle superiore e tre lunghe circolari dattiloscritte inviate tra il 1939-1941 ai benefattori e alle benefattrici per chiedere il sostegno solidale a favore dell’incipiente opera educativa di Beppu.
Abbiamo moltissime lettere indirizzate a lei dalle Superiore sia centrali che regionali e anche Lettere di suore che con lei hanno condiviso la missione o l’hanno avuta come direttrice. In queste possiamo leggere la fiducia, la stima non comune di cui Sr. Solari era oggetto. La maggior parte di queste lettere sono risposte alle sue. Da queste possiamo dedurre quanto ella abbia scritto, ma purtroppo, abbiamo solo poche lettere scritte da lei. Fortunatamente, ci sono ancora persone, suore e ex allieve, che testimoniano, pur con parole semplici, la sua personalità.
Di suor Carmela disponiamo di un ampio profilo biografico redatto poco tempo dopo la sua morte avvenuta a Beppu il 28 febbraio 1985 (nota 1) e in parte pubblicato (nota2).
Nacque ad Ameglia (La Spezia) l’11 aprile 1891 e visse gli anni della formazione iniziale a Nizza Monferrato. Il 5 agosto 1917 emise la professione religiosa come FMA. Per due anni restò in Casamadre come assistente delle educande e insegnante di taglio e cucito. Dal 1919 al 1923 svolse gli stessi incarichi nella casa di Alessandria. Poco dopo i voti perpetui, nel 1923 fu nominata direttrice della casa di Tortona. Nell’agosto del 1930 la raggiunse una proposta inattesa: essere missionaria in Giappone! Da un anno suor Letizia Begliatti era partita con il primo gruppo di sei FMA ed era già necessario rafforzare una missione che si presentava piena di speranza e di sfide. Suor Carmela con le sue doti di intelligenza e di cuore, con la sua passione apostolica e lo spirito aperto e comunicativo sarebbe stata di valido aiuto in quel contesto.
Giunta a Miyazaki nel 1930 (foto sopra), s’impegnò tenacemente nell’apprendimento della lingua e si dispose a qualsiasi sacrificio per dare consistenza e solidità alla presenza del carisma in Giappone. Trascorse un anno nella prima comunità aperta da suor Letizia Begliatti e l’anno dopo andò a fondare la casa di Beppu, poi passò a Miyazaki dove restò per otto anni, e in seguito ritornò a Beppu come direttrice. Oltre a dedicarsi alle prestazioni domestiche per la vicina casa dei Salesiani, aprì una scuola materna con la collaborazione di alcune giovani che avvertivano la chiamata di Dio alla vita religiosa. Le accompagnò da vera educatrice offrendo loro ospitalità, sostenendole negli studi e impregnandole di spiritualità salesiana.
Nel 1939 la prima casa delle FMA in Giappone fu chiusa e tutte le opere e le persone passarono a Beppu formando una grande, gioiosa famiglia. “Coraggio e avanti!” era il motto di suor Carmela.
Il 29 luglio 1945, durante la guerra mondiale, soffrì anche lei come tutte le “suore estere” l’internamento nella provincia di Fukuoka, in un paese di montagna. Purtroppo la pace tardava a venire e il Giappone visse una delle ore più drammatiche della sua storia: nel mese di agosto 1945 due bombe atomiche caddero sulle città di Hiroshima e di Nagasaki provocando vittime senza numero e conseguenze terribili per anni e anni sulla popolazione rimasta in vita.
Fuori della città di Oita acquistò un appezzamento di terreno con qualche caseggiato e iniziò la scuola materna. Anche se parlava a stento la lingua giapponese, tuttavia sapeva farsi comprendere e aveva l’umiltà di lasciarsi aiutare.
Il 17 marzo 1955 ricevette dall’Imperatore la decorazione di quinto grado dell’Ordine del Sacro Tesoro, in riconoscimento dell’opera che aveva svolto nel campo dell’educazione da 23 anni.
Educare – insegnava suor Carmela con le parole e la testimonianza – «non è solo impedire il male, ma è costruire e potenziare il bene, i “semi del Verbo” che ci sono in ogni bambino, in ogni giovane, nei poveri, nei meno dotati, in tutti». Desiderava che le educatrici fossero sempre in mezzo ai bambini e alle ragazze, con una presenza premurosa e materna, preveniente e accorta. Raccomandava di conoscere bene il carattere dei bambini per aiutarli nelle difficoltà, indirizzarli al bene e voleva che si trattassero sempre con bontà e rispetto.
Nel 1957, all’età di 66 anni, venne mandata ad iniziare l’opera educativa in Corea e nel 1968 fu richiamata in Giappone. La gioia più grande fu per lei il costatare lo sviluppo delle opere da lei iniziate, l’aumento delle vocazioni, il buono spirito delle suore, le numerose possibilità di bene che si erano aperte all’Istituto. Diceva con convinzione: «Vorrei essere giovane per poter ancora lavorare tanto per le ragazze e i bambini poveri… Beate voi che avete l’avvenire davanti. Lavorate, lavorate tanto nello spirito di don Bosco e di madre Mazzarello!».
Dopo una breve sosta nella casa da lei fondata a Beppu, passò alla Comunità “Sr. Maria D. Mazzarello” della stessa città dove fu una presenza di pace, di serenità e di comunione fino all’ultimo.
Nel 1970 ricevette la Croce di Cavaliere dell’Ordine al “Merito della Repubblica Italiana” come riconoscimento della sua dedizione all’insegnamento e all’educazione di tanti bambini e ragazze giapponesi. L’Ambasciatore d’Italia che le conferì l’onorificenza riconosceva in suor Carmela «la tenacia e l’intraprendenza che sono proprie delle genti liguri», ma le consorelle vedevano in lei l’autentica figlia di don Bosco e di Maria Mazzarello che dovunque aveva saputo irradiare lo spirito di Mornese. (segue)
Suor Marisa Gambato FMA
Note:
[1] – Cf. Breve profilo di suor Carmela Solari, in AGFMA 26(985) 158, dattiloscritto di 25 pagine.
[2] – Cf. Suor Solari Carmela, in MAGNABOSCO Armida-NEPI Adriana, Facciamo memoria. Cenni biografici delle FMA defunte nel 1985, Roma, Istituto FMA 2012, 412~420.
(da Ameglia Informa di marzo 2022)
2. Contesto ecclesiale del tempo all’arrivo di suor Carmela in Giappone
Suor Carmela giunse a Miyazaki il 24 dicembre 1930 insieme a suor Margherita Probst e suor Maria Antonia Fantoli, esattamente un anno dopo l’arrivo delle prime sei pioniere guidate da suor Letizia Begliatti (nota 3).
Suor Carmela aveva già 39 anni di età e 13 di professione: era una FMA matura e di grande tenacia.
Il contesto ecclesiale del Giappone era complesso e ricco di sfide. In passato, anche se per un breve periodo, il Giappone aveva sperimentato una percentuale piuttosto alta di cristiani.
Su una popolazione di circa 15.000.000 di abitanti, circa il 4~5% aveva abbracciato la fede cattolica.
Questo è spiegabile se si tiene conto dell’incontro di due fattori principali. Da una parte, lo zelo dei missionari che subito dopo la Riforma Luterana, erano partiti dall’Europa pronti a dare la vita pur di salvare le anime portando il Vangelo. Dall’altra parte, la sete di libertà e di “Paradiso” delle popolazioni povere, oppresse dai guerrieri del tempo (Bushi). Sentivano il bisogno di essere rispettate nella loro dignità di persone umane e di figlie di Dio.
Vi era un intreccio felice di elementi molto favorevoli allo sviluppo della Chiesa cattolica in quella nazione: i missionari coraggiosi e pronti ad offrire la salvezza per mezzo di Cristo e il popolo che inconsciamente cercava e attendeva questa salvezza. L’incontro di queste due realtà contribuì a far fiorire il cristianesimo in Giappone (nota 4).
Quando, però, nel 1926 arrivarono i primi Salesiani e nel 1929 le FMA, la situazione era molto diversa. C’era ad aspettarli soltanto un piccolo resto dei discendenti che 300 anni prima erano cattolici. La gente, non solo non aveva interesse per il Cristianesimo, anzi portava nel cuore un senso di timore ricordando le aspre persecuzioni subite da molti cristiani.
Circa quattrocento anni prima, lo shogunato di Tokugawa (Tokugawa Bakufu) governava il Giappone, pensava che i cristiani che, senza alcun timore di chi era al potere politico, subivano il martirio per Dio erano un pericolo per la Nazione. Temeva inoltre il forte influsso dei mercanti spagnoli e portoghesi che arrivavano insieme ai missionari, sospettando che, come era successo per altre Nazioni asiatiche, Filippine, Macao, Goa, anche il Giappone sarebbe diventato una colonia europea. Non si poteva ammettere, inoltre, il fatto che queste persone bruciassero e distruggessero i templi buddisti o shintoisti come religioni malefiche. Era anche inammissibile che tante povere ragazze giapponesi venissero vendute da mercanti senza scrupoli e condotte a Jakarta e anche fino in Europa come prostitute.
Nel 1614, molteplici fattori inducevano lo shogunato di Tokugawa (Tokugawa Bakufu) a ritenere il Cristianesimo una religione cattiva, pericolosa per il Paese e a proibirla, rompendo anche le relazioni con le Nazioni estere e isolandosi dal resto del mondo. Contro i cristiani iniziò, in tutto il Giappone, una terribile e sistematica persecuzione, durata per circa duecentocinquanta anni. Come conseguenza sembrò non fosse rimasto più nessun cristiano. Attraverso il metodo “Fumie” (che obbligava a pestare un’icona sacra come prova di riconoscimento dei cristiani) organizzato in tutto l’arco dell’anno e in tutto il Giappone, nella mente di tanta gente si insinuò la convinzione che la religione cristiana era cattiva. E questa idea diventò quasi un aspetto tipico della cultura giapponese.
Ma, nel 1854 il Giappone, accettando le pressioni dell’America e di altre Nazioni, incominciò ad aprirsi e a ritirare l’esclusione degli stranieri dal proprio territorio, il 17 marzo 1865, alcuni cristiani andarono ad una Chiesa che si stava costruendo a Nagasaki per gli stranieri, e si presentarono al sacerdote francese confessando: “Il nostro cuore è come il tuo” (I nostri sentimenti, sono uguali ai tuoi). Il sacerdote capì che erano discendenti dei cristiani che per 250 anni, senza la presenza di alcun sacerdote, avevano conservato e trasmesso la fede. In seguito, particolarmente a Nagasaki, venne a galla poco a poco la presenza di cristiani in molti altri villaggi (nota 5).
Quando suor Carmela Solari arrivò a Miyazaki, molti cristiani di quel luogo erano famiglie che si erano trasferite lì da Nagasaki e perciò discendenti degli antichi cristiani. C’erano anche molti fuggiti dalle persecuzioni dall’Isola Amami Oshima.
Nel 1889 fu proclamata la libertà di religione, ma nella cultura giapponese il pregiudizio che la religione cristiana fosse una cattiva religione era talmente penetrata che i cristiani continuarono ad essere emarginati dalla società e a condurre una vita povera. Suor Carmela iniziò la sua attività missionaria a Miyazaki in questo contesto. (segue)
Suor Marisa Gambato FMA
Note:
[3] – Cf. Grassiano M.Domenica, “La montagna solitaria, Suor Letizia Begliatti”, Roma,Istituto FMA 1984. Le FMA erano state inviate dal Salesiano Monsignor Vincenzo Cimatti, fondatore delle missioni salesiane in Giappone e allora Vicario apostolico: Cf “Lettera di Don Cimatti a Madre Luisa Vaschetti, 29 ootobre 1928” AGFMA.
[4] – Cf. GONOI Takashi, Nihon kirisutokyoshi “Storia del cristianesimo in Giappone”, Tokyo, Yoshikawa Kobunkan, 1990, 5~25.
[5] – Cf. KATAOKA Yakichi,Nihon junkyoushi “La storia del martirio in Giappone”, Tokyo, Jijitsushin sha, 1979, 570~575.
(da Ameglia Informa di aprile 2022)
3 – Caratteristiche dell’attività missionaria di suor Carmela in un contesto multi religioso
Questo ambiente, dove il numero dei cristiani è molto basso e dove quasi tutta la gente non ha simpatia per il Cristianesimo, ha delle somiglianze con quello di S. Francesco di Sales quando arrivò a Ginevra, dove i cattolici erano pochissimi e i calvinisti non desideravano la presenza dei cattolici. In quella situazione S. Francesco di Sales diceva convinto: “Non parlare di Dio a chi non te lo chiede, ma vivi in modo tale che prima o poi te lo chieda” (nota 6).
Questo è ciò che le FMA delle prime comunità in Giappone, e suor Carmela, testimoniarono e tennero sempre presente nella loro missione. Nelle loro scelte missionarie diedero la priorità alla testimonianza dell’Amore di Cristo. Suor Carmela era convinta che un’azione strepitosa avrebbe solo causato opposizioni, ed era chiaro per lei che anche l’invito a far parte della religione cattolica poteva essere interpretato come un’azione che minacciava la libertà di coscienza, rendendolo ancora più detestabile il Cristianesimo.
Fu così che le missionarie FMA, come via pedagogica per annunciare il Vangelo nelle famiglie in un ambiente a minoranza cristiana, il 7 giugno 1931, a Myazaki, diedero inizio ad una Scuola Materna. Arrivarono all’inaugurazione dopo tante peripezie per trovare il terreno adatto e per la mancanza di denaro. Trovò difficoltà anche con le autorità locali che non diedero facilmente il permesso di erigere e iniziare una scuola avendo in programma un rinnovamento del Piano della città di Miyazaki. Fu ancora più problematico reclutare i piccoli allieve/i. La scuola materna incominciò con 15 bambini/e. La città contava già 4 scuole materne pubbliche e 9 private (nota 7). Gli allievi, nella stragrande maggioranza non erano cristiani, provenienti da famiglie di strato sociale medio. Un po’ per volta, tramite i colloqui con i genitori e vari incontri, Sr. Carmela riuscì a trasmettere gli obiettivi della scuola e ad acquistare consensi verso la nostra educazione tanto da guadagnare la stima di tanta gente e da attirare un po’ per volta un numero maggiore di allievi. L’anno seguente erano già 20, poi 30 e via di seguito.
Questo era anche causato dal periodo storico che il Giappone stava vivendo: si stava incamminando verso un nazionalismo eccessivo, per cui c’era la tendenza a considerare nemici i Paesi stranieri. In un clima di pensiero in cui l’Imperatore era considerato come un dio, il Cristianesimo era perseguitato in quanto sembrava contrario alla politica e alla mentalità del Paese.
Per questo, nella gente, c’era diffidenza verso l’opportunità o meno di pagare una retta a delle religiose straniere per educare i loro figli! Pensavano inoltre che le straniere arrivate da poco in Giappone non avrebbero potuto istruire i loro figli in un sistema educativo che dà importanza alla cultura e alla filosofia giapponese con le sue ricche tradizioni e abitudini.
Consapevole di questo clima, suor Carmela incominciò a visitare alcune scuole materne del Paese per imparare il loro metodo, le loro abitudini, lo stile di approccio all’infanzia e si accorse quanto era diversa l’impostazione e la mentalità. Capiva che se non fosse diventata lei stessa “giapponese”, non sarebbe mai stata capita e amata dai giapponesi e non avrebbe potuto mai stringere con loro rapporti di amicizia e condurli a Dio. Era inoltre fermamente convinta che senza l’aiuto e la collaborazione di persone giapponesi l’azione educativa sarebbe stata difficile, anzi impossibile. Questo procurò un cambiamento nel modo di portare avanti la sua missione apostolica e in quella delle prime missionarie.
Incominciò ad inviare le maestre a frequentare corsi di studio e vi
partecipava lei stessa dando molta importanza alla formazione pedagogica e didattica, come si può leggere nella Cronaca della casa (nota 7).
Mentre studiava la situazione dell’educazione nelle scuole in Giappone, s’impegnava a trasmettere alle giovani maestre il sistema preventivo di don Bosco perché lo potessero capire e soprattutto praticare. I rapporti di suor Carmela con le maestre laiche fondati sulla familiarità, sulla ragionevolezza delle motivazioni, sulla serenità e amorevolezza di tratto erano una guida sicura per le maestre e facevano volgere il loro cuore verso il Dio Amore su cui suor Carmela aveva radicato la sua vita. Per stimolarle a condividere anche il gioco con i bambini, lei stessa scendeva in cortile e si metteva allegramente a giocare.
“Se vedeva qualche bambino triste, oppure solo in un angolo, lo invitava a partecipare al gioco” (nota 8). In qualsiasi situazione il suo atteggiamento irradiava fiducia e con un bel sorriso diceva con frequenza: “Coraggio, coraggio!”. Con la sua presenza materna faceva percepire a tutti, adulti e bambini, l’amore di quel Dio in cui lei credeva con evidente convinzione. (segue)
Suor Marisa Gambato FMA
Note:
[6] – S. Francesco Sales “pensieri” (da copertina di “Il Primo Annuncio Oggi”, Alfred Maravilla, Roma, 2017).
[7] – Cf. KENJO Sumie, Monumento vivente all’Ausiliatrice, Tokyo, Donbosco sha, 2004, 57.
[8] – Memorie di Miyoshi Akiko a quel tempo bambina di quella scuola materna.
(da Ameglia Informa di maggio 2022)
4 – L’azione Apostolica di Suor Carmela nel Campo delle Opere Sociali
Dopo circa dieci anni di attività educativa nella Scuola materna a Miyazaki, nel 1939, in accordo con le direttive delle Superiore le FMA si ritirarono dalla missione di Miyazaki. Nel 1922, nacquero le Missioni FMA in Asia. India, Cina, Giappone e Tailandia facevano parte dell’Ispettoria Orientale.
Dal 1938, questa si divise in Ispettoria indiana e cinese con la Visitatoria giapponese di cui fino al 1948 era responsabile Sr. Elena Bottini che visitò il Giappone ben cinque volte. Questa, insieme con le missionarie poté perciò valutare le motivazioni che portarono alla decisione di lasciare Miyazaki.
Da una parte, la convenienza di aprire una scuola a Tokyo dove si prevedeva un’espansione maggiore dell’Istituto, un’opportunità dall’altra, alcune incomprensioni reciproche con i Salesiani che parevano insormontabili. Ossia, alle suore sembrava che l’espansione delle Opere FMA e il lavoro a servizio della Chiesa di cui Don Vincenzo Cimatti era responsabile non fossero compatibili.
Suor Letizia Begliatti, inoltre, la capogruppo delle pioniere del Giappone, che era stata la direttrice della casa di Miyazaki, nel 1939, fu nominata Segretaria ed Economa ispettoriale in Cina e quindi si era trasferita a Shanghai, e un gruppo di missionarie si trasferì per iniziare l’Opera FMA in Tokyo, Sr Carmela invece fu scelta come la più adatta a prendere il posto di Sr. Begliatti a Beppu, in provincia di Oita, nella direzione della comunità. [nota 9]
Là, Suor Carmela dovette affrontare una nuova sfida. In quella città, le FMA erano presenti dal 1931 con una casa di formazione, e nel 1933 era iniziata un’opera sociale che accoglieva bambine e bambini a rischio.
La città era famosa per le acque termali e vantava il primo posto nel mondo. Oltre a quello, però, non aveva nessun’altra industria. A prima vista, sembrava una città fiorente, ma era economicamente povera. I turisti che arrivavano da tutto il Giappone, portavano anche il mal costume e tante povere ragazze provenienti da zone rurali, si lasciavano adescare dalla prostituzione per guadagnarsi da vivere. Per questo, succedeva spesso che abbandonassero i bambini nati da relazioni precoci o frutto di violenze subite. Nell’ottobre 1933, dopo che un neonato era stato posto sulla soglia della loro casa, le missionarie ebbero la certezza che la loro missione provvidenziale in Giappone sarebbe stata quella di occuparsi dell’educazione dei bimbi abbandonati, e incominciarono l’opera sociale nel 1933. [nota 10]
Quando suor Carmela arrivò a Beppu, quell’opera era praticamente agli inizi. A quel tempo, tra i motivi principali per cui venivano affidati i bambini alle FMA vi era la malattia dei genitori, il fallimento di fabbriche, il lavoro dei genitori con la conseguente mancanza di tempo per accudire i figli. Tra i numerosi bambini accolti nella casa, non erano pochi ad essere denutriti e, purtroppo, alcuni di essi dopo poco tempo morivano. Suor Carmela, con la tenacia che la contraddistingueva, si industriò a salvarli dalla povertà estrema, provvedendo il cibo e il denaro per le cure mediche. Prima di tutto, con la sua creatività e spirito di intraprendenza, preparò dei poster per far conoscere l’opera e li collocò in diversi punti delle strade principali della città. Inoltre, con inserti sui giornali richiamava l’interesse dei cittadini all’esistenza dell’opera e alle sue finalità. Aveva inoltre preparato dei volantini che inviava a conoscenti e benefattori in Italia per ricevere offerte. Secondo una relazione [nota 11]di quel tempo dell’Opera indirizzata al Sindaco di Beppu, oltre ad un contributo da parte della Regione di Oita e della città di Beppu, l’opera era sostenuta dal ricavato delle lezioni di lingua delle suore e dalle lezioni di ricamo, dal profitto del bazar due volte all’anno, ossia di vendita di vestitini, accessori ecc…, che le suore cucivano per aumentare un po’ le entrate, e da donazioni dello stesso Imperatore e della Casa imperiale.
Tra le offerte pervenute c’erano quelle di un gruppo formato da gente semplice, simpatizzanti dell’opera che si impegnavano a dare un contributo per sostenerla.
Erano piccole offerte, ma mosse dalla volontà di collaborare in un’azione benefica e solidale. Veramente l’opera fu sostenuta da una rete ampia e diversificata di persone! [nota 12] È interessante notare che suor Carmela educava le giovani consorelle ad essere industriose e a sviluppare i propri talenti: chi era esperta in maglieria, in cucito, in musica o conosceva le lingue era invitata a dare lezioni, così contribuiva al bilancio economico dell’opera. [nota 13]
Man mano che l’opera veniva conosciuta a raggio sempre più vasto, il numero dei bambini cresceva fino a raggiungere nel 1941, dopo appena tre anni, il numero di 75. Ma nel 1941, rumori di guerra incominciarono a farsi sentire. Il Giappone iniziò la guerra del Pacifico contro gli Stati Uniti. Vennero interrotte le relazioni diplomatiche tra l’Italia e il Giappone. La situazione economica si aggravò drasticamente e i viveri scarseggiavano. Suor Carmela lavorava giorno e notte per provvedere ai bambini. Nel profilo biografico redatto dall’Ispettoria Giapponese si legge: «È la prima a prendere la zappa e la vanga per valorizzare anche il più piccolo pezzo di terra per far crescere la verdura…» [nota 14]. Verso i piccoli, intensificava l’attenzione educativa sempre mossa da sollecitudini materne. «Alla notte, per quanto tardi tornasse a casa, passava a vedere i bambini, uno per uno, osservando le loro condizioni di salute, tirava su le coperte del letto, e non andava a dormire senza aver incoraggiato le suore e aspiranti che facevano le assistenti» [nota 15].
(segue)
Suor Marisa Gambato FMA
Note:. [9] Cf. KENJO Sumie, Monumento vivente all’Ausiliatrice, Tokyo, Donboscosha, 2004, 76~79.
[10] Cf. KENJO Sumie, Monumento vivente all’Ausiliatrice, Tokyo, Donbosco sha, 2004,72.
[11] Cf. La cronaca della casa Santa Maria Mazzarello 6 ottobre 1993.
[12] Cf. KENJO Sumie, Monumento vivente all’Ausiliatrice, Tokyo, Donbosco sha, 2004 , 73~75.
[13] Memorie di Suor.Nishimoto Kazuko, cresciuta da piccola vicino a Sr. Carmela Solari.
[14] Breve profilo di suor Carmela Solari, p. 4.
[15] Memorie di Suor.Kawashimo Hase, Suor.Matsunaga Kano.
(Da Ameglia Informa di giugno 2022)
…Con l’imperversare della guerra, l’opera si estese perché doveva incominciare a prendersi cura degli orfani di guerra in continuo aumento. Il lavoro di suor Carmela e delle sue collaboratrici aumentò notevolmente. Nonostante tutto, lei come direttrice dell’opera si manteneva serena e col suo abituale coraggio velato di sorriso non temeva di chiedere aiuto e cibo per gli orfani. «Si faceva premura di procurare per loro cibo con alto valore nutritivo»[nota 16].
Dopo la guerra, per andare incontro a tanti bambini poveri e orfani, ebbe il coraggio di chiedere al Governo una vasta proprietà e un edificio a Est di Beppu. Le pratiche furono lunghe e faticose, ma lei non si diede per vinta. Con una fede che trasporta le montagne, partì per Tokyo percorrendo 24 ore di treno. Dopo tanta preghiera e intelligente attività, la pratica a poco a poco si concluse in favore dell’opera educativa per i bambini. Il 24 settembre 1946 il primo gruppo dai 5 ai 6 anni passava nella nuova casa. La vasta proprietà con laghetti caratteristici, piante, fiori e tanto sole era quanto di meglio si potesse pensare per la salute, l’educazione e la gioia di tanti bambini. Suor Carmela viveva di fede, ma non stava con le mani in mano!
Ai bambini senza genitori, additava la Madonna co-me mamma, e con la sua vita, suor Carmela trasmetteva agli orfanelli la sicurezza dell’amore vigile di una madre che non li avrebbe mai abbandonati. [nota 17]
Il clima dell’opera doveva essere ricco di valori non solo culturali, ma riguardanti una formazione integrale che preparasse i bambini ad avere solide convinzioni per il futuro.
Lo scriveva in una delle circolari citate nel 1939 con queste parole: «A Tokyo visitammo due case della Madre e del Bambino attrezzatissime e moderne, ma si sente che manca il più, poiché vi si cura lo sviluppo fisico del bambino senza alcun pensiero per quello spirituale, che oltre alla felicità terrena assicura quella del Cielo. Oh che atmosfera diversa spira nel nostro e vostro “Sayuri!” [nota 18]. Iniziato poveramente nel silenzio e la cui vita si svolge ora pulsante di tanta serena laboriosità ed anche – occorre dirlo – nella ricerca minuziosa di tutte le possibili economie, perché la carità dei nostri generosi benefattori abbia a dare il massimo rendimento per il bene dei nostri cari bimbi» [nota 19].
5 – La scuola come coronamento dell’opera educativa
Dal 29 luglio 1945 fino all’inizio di settembre di quell’anno, tutti i missionari/e fecero la dura esperienza di venire internati a Hikozan, nella provincia di Fukuoka. Dallo Stato erano considerati spie.
Con l’annuncio della fine della guerra il 15 agosto, le prospettive per inculturare il carisma salesiano in Giappone si fecero più chiare: le FMA sentirono la necessità di avere la scuola sia per i bambini accolti nelle opere sociali, sia per quelli provenienti dalla città e così suor Carmela con la sua intraprendenza e lungimiranza promosse la costruzione della scuola: Myojo. Prima di tutto, si doveva cercare il terreno e poi il denaro per il nuovo edificio. Nessuno può immaginare quante preghiere accompagnarono la faticosa ricerca del luogo e delle risorse finanziarie! «Appena aveva un po’ di tempo, la si vedeva in cappella!» attestano le consorelle. Pregava sempre per intercessione di S. Giuseppe con le parole:” Pensateci voi!”. Nel raccogliere fondi, ricordava a coloro a cui chiedeva, benefattori, banche, negozi, che Dio ricompensa coloro che operano il bene a favore dei bambini poveri [nota 20].
Nel 1947 la scuola fu aperta e così le alunne/i poterono iniziare a frequentare un’istituzione educativa basata sugli insegnamenti di Gesù e sui principi del Sistema preventivo di don Bosco. La Scuola era un complesso scolastico che comprendeva, Scuola d’Infanzia, Scuola elementare, Scuola media e superiore comprendenti in tutto circa 300 allieve/i.
Suor Carmela intraprese presto il progetto del pareggiamento per la scuola elementare che comportò faticose pratiche presso il Municipio, la Prefettura, il Ministero dell’educazione. L’atte-sa autorizzazione arrivò a premio della sua saggia tenacia. (segue)
Suor Marisa GambatoFMA
Note: [16] Memorie di Suor. Hamasaki Yukie, Suor.Nakashima Yuriko, Suor. Yoshino Kimie.
[17] Memorie di Miyoshi Akiko.
[18] Il termine indica Sayuri, il nome dell’Opera sociale che significa “piccolo giglio”, ossia i bambini ivi custoditi e educati alla scuola di Maria.
[19] SOLARI Carmela, piccoli echi di Estremo Oriente. Missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Giappone, Beppu, Natale 1939-XVIII, 3, dattiloscritto in AGFMA 26 (985) 158 (Foglietti inviati ai benefattori).
[20] Memorie di Suor.Nishimoto Kazuko.
(da Ameglia Informa di luglio 2022)
L’8 giugno 1948 l’opera di Beppu ebbe la visita di S. M. l’Imperatore del Giappone con il suo seguito. Per suor Carmela era una nuova spinta a continuare a sviluppare l’opera sociale e pensò subito all’attrezzatura dell’edificio secondo le esigenze ministeriali. Formare “buoni cristiani e onesti cittadini” era per lei una missione esigente, ma era questa la condizione irrinunciabile per preparare nuove generazioni di genitori, collaboratori laici, sacerdoti, religiose e anche FMA.
Una delle prime ragazze della Scuola superiore, Kamimoto Chieko ricorda: «Anche adesso, dopo che sono passati 60 anni da quando ho terminato la scuola, vado spesso a pregare suor Carmela presso la sua tomba. Non posso dimenticare il bene ricevuto da lei. Quando infatti, avrei dovuto lasciare la scuola per impossibilità di pagare la retta e mi rivolsi a lei, come risposta mi disse: “Finisci pure la scuola, pensando di aver vinto una borsa di studio!”» [nota 21].. Alcune suore, compagne di scuola di questa ragazza costatano: «La scuola era povera a quel tempo e aveva bisogno di fondi per sostenersi, ma la direttrice cercava di aiutare le allieve che non potevano pagare».
Le allieve dei primi tempi la ricordavano con riconoscenza con le seguenti parole: «Più di tutto però apprezzavamo suor Carmela perché girava per la scuola, chiamando ogni allieva per nome, rivolgendoci parole di incoraggiamento. In questo modo, ognuna sentiva di essere amata. Volendo definirla con una sola parola, possiamo dire che suor Carmela era “Madre e Maestra”, una vera educatrice» [nota 22]
Chi era a contatto con lei afferma: «Suor Carmela era una persona molto intelligente e quando parlava le sue parole erano dettate dalla logica e dalla convinzione, tali da ottenere il consenso della gente. Era piccola di statura, ma camminava con un passo deciso, tanto che dalla gente che avvicinava era chiamata con rispetto e affezione: “Carmela Joshi”, ossia “Donna Carmela”» [nota 23]. Un’altra suora afferma: «Suor Carmela possedeva lo spirito di sapienza di don Bosco e di madre Mazzarello, e aveva il dono di saperlo esprimere in modo adatto ai giapponesi» [nota 24].
6 – Nuova missione
Nel marzo 1957, suor Carmela ricevette dalla Madre generale una sorprendente obbedienza: lasciare il Giappone e andare ad iniziare la missione delle FMA in Corea. Le allieve e i genitori della scuola di Beppu inviarono all’Ispettrice, suor Teresa Merlo, una petizione con tutte le loro firme, perché non lasciasse partire suor Carmela. Ma quando l’Ispettrice le mostrò questa accorata petizione, suor Carmela senza indugio disse: «Io voglio essere fino alla morte una Figlia di Maria Ausiliatrice obbediente! Se le superiore hanno stabilito così, non sta a me elencare le difficoltà. Parlerò io alle allieve e ai genitori per convincerli». E continuò: «Come ho fatto in Giappone, voglio lavorare in Corea compiendo la Volontà di Dio per la salvezza delle persone redente dal Signore» [nota 25].
All’età di 66 anni, con forte volontà e ardore paolino, parte con il sorriso lasciando le parole:” Il Signore ama colui che dona con gioia”. Non conosceva la lingua coreana e sapeva che probabilmente sarebbe stato impossibile impararla, ma parte puntando sulla bontà, sul cuore e l’amore. Pur non essendo la Corea geograficamente lontana, per cultura, abitudini e pensiero, lo era, ma Suor. Carmela parte per ricominciare scommettendo tutto su Cristo! (segue)
Suor Marisa Gambato FMA
Note: 21 Memorie di Kamimoto Chieko, prima exallieva della scuola di Beppu.
22 Memorie di Suor.Nishimoto Kazuko, Suor.Nakashima Yuriko.
23 Memorie di Suor.Matsunaga Kano, Suor.Yamaguchi Yoshiko.
24 Memorie di Suor.Hori Setsuko.
25 Cf. KENJO Sumie, Ritratti delle sorelle defunte che hanno posto le fondamenta dell’Ispettoria giapponese, Tokyo, Donbosco sha, 2004,151~154.
(da AmegliaInforma di agosto 2022)
Le precedenti puntate sono state pubblicate, di seguito, dal numero di gennaio 2022
Osservazioni conclusive
Prima di scrivere questa breve presentazione, non avendola conosciuta, avevo di Sr. Carmela un’idea piuttosto vaga. Avevo sentito spesso parlare di lei soprattutto come una persona molto allegra, positiva e soprattutto materna, ma dopo questa ricerca l’ammiro soprattutto per il suo coraggio, la sua intraprendenza, la sua figura autenticamente salesiana. Le testimonianze delle suore che hanno vissuto con lei e delle ex allieve sono soltanto ciò che affiora da questo spirito forte e volitivo, dal suo amore a Don Bosco, al carisma salesiano.
Quando nel 1970 l’Ambasciatore Italiano in Giappone Giusto Giusti del Giardino le conferì un pubblico e prestigioso riconoscimento (la Croce di Cavaliere dell’ordine al Merito della Repubblica italiana) per il suo valido contributo nel campo dell’educazione dei giovani in Giappone, suor Carmela disse con umile convinzione: «Non vale la pena pensare a quello che ho fatto. È una perdita di tempo! È il Signore che fa tutto! Da sola io non posso fare nulla. Tutto è stato possibile grazie alle mie consorelle, ai benefattori e a tante persone che mi hanno sostenuta. Sono riconoscente verso tutti! Prego per tutte queste persone. Il Signore ricompensi ognuna con la fede e con la grazia di conoscerlo». [nota 26]*
Suor Carmela visse e lavorò con audacia con la convinzione che la vera conversione è un dono di Dio, non uno sforzo meramente umano. In un ambiente multi-religioso come il Giappone, suor Carmela era certa che, anche se non è possibile annunciare Cristo a vasto raggio, lo Spirito Santo in un modo misterioso e invisibile agli occhi, per vie conosciute solo da lui guida molti alla salvezza e che l’educazione competente e donata con amore è una privilegiata via di evangelizzazione che prepara un nuovo futuro. (fine)
Suor Marisa Gambato FMA
Nota: 26 Cf. KENJO Sumie, Ritratti delle sorelle defunte che hanno posto le fondamenta dell’Ispetto- ria giapponese, Tokyo, Donbosco sha, 2004,151~154.