Delmo Giovanelli: “Nel 1946 ero sulle barche dell’esodo”
Ritorniamo a parlare del-l’esodo degli ebrei da Bocca di Magra perché, contrariamente a quello che sembrava, a Fiumaretta vive ancora un barcaiolo che nel 1946 partecipò attivamente alla riuscita dell’emigrazione clandestina verso Israele degli ebrei sfuggiti alle camere a gas di Hitler. Ben 4.314 ebrei partirono da Bocca di Magra, in sette viaggi clandestini, verso la Terra Promessa
Si tratta di Delmo Giovanelli classe 1927 che, sin da adolescente, era stato assunto come marinaio sui navicelli del trasporto inerti attraccati alla sponda fluviale di Fiumaretta. Lui, tra le altre cose, ci ha rivelato un inedito possibile: la presenza, prima delle partenze, di Golda Meir (n.d.r. Notizia di cui cercheremo conferma) poi divenuta primo ministro israeliano dal 17 marzo 1969 al 3 giugno 1974 Particolare plausibile perché lei, a quell’epoca, era a capo del dipartimento politico dell’Agenzia Ebraica per la Palestina e durante la seconda guerra mondiale ha coordinato l’immigrazione illegale dall’Europa alla Palestina dei transfughi ebrei diventando delegata di riferimento della World Zionist Organisation.
Altro particolare: le origini ebree della suocera del generale Guido Accame proprietario, a Fiumaretta, dei terreni lungo il tratto terminale del fiume Magra. Questo spiegherebbe la scelta di Bocca di Magra come porto di partenza alternativo dopo che La Spezia fu dichiarata “off-limits”: oltre l’idoneità dell’approdo c’era anche la sicurezza sulle persone a cui si affidava la vita degli ebrei da imbarcare. Non dimentichiamo che, anche se le autorità italiane chiudevano un occhio e forse due, si trattava di un’attività illegale perché si definiva pur sempre: “Emigrazione clandestina degli ebrei verso Israele”. Infatti, quando le navi venivano intercettate dagli inglesi, equipaggio e passeggeri venivano deportati a Cipro se non addirittura rispediti in Germania.
Questo il racconto e le risposte di Delmo Giovanelli:
«Negli Anni ’30 la foce del fiume Magra divenne una zona di estrazione della sabbia per la costruzione della zona industriale di Massa-Carrara mentre, durante la guerra, l’estrazione della sab-bia servì per la costruzione di fortificazioni e del muraglione lungo il Parmignola. Io sin da adolescente ero marinaio e scaricatore sui barconi da trasporto ormeggiati lungo il fiume.
Dopo la fine dell’ultima guerra le attività sul fiume Magra proseguirono a ritmo più ridotto con due ditte di trasporto marittimo una di Bocca di Magra gestita da Luigi Germi, proprietario del ristorante Sans Facon, e l’altra di Fiumaretta del generale Guido Accame (nota 1), che la gestiva tramite il maggiore Emilio Venè. Questa gestione per interposta persona fu adottata, penso, per evitare eventuali problemi con le leggi razziali del ’38. Infatti, anche se la famiglia del generale Guido Accame era tutta cristianizzata, sua moglie per parte di madre, era di origine ebrea.
Le imbarcazioni nel 1946 erano cinque, tutte attraccate sulla sponda di Fiumaretta, in corrispondenza del cantiere Labornaves, dove si faceva anche piccola manutenzione navale e perché era meno soggetta alle mareggiate, per la presenza di un isola in mezzo al fiume.
Erano barche in legno con una o due stive che occupavano tutta la loro lunghezza di circa 13 metri ed equipaggio di 4/6 persone. Negli anni precedenti erano navicelli che andavano a vela ma, dopo la guerra, furono equipaggiati a motore e portavano oltre ai marmi Portoro e verde di Levanto, la sabbia, la ghiaia, gli inerti o gli scogli per l’edilizia, da Viareggio a Levanto.
Questo spiega perché il dr. Padolecchia, spedizioniere di Marina di Carrara, che aveva avuto contatti con Golda Meir (o chi per lei), si fosse rivolto al generale Accame per mettersi, tra un trasporto di inerti e l’altro, al servizio del-l’Aliyah bet, per rifornire le navi dirette in Israele o imbarcare gli ebrei che di volta in volta venivano radunati nel bosco degli Accame tra la foce del fiume ed il mare. Io stesso l’ho vista parlare in inglese con Padolecchia: qui tutti la chiamavano “La signora”».
D. Come arrivavano gli ebrei a Fiumaretta?
R. Arrivavano con camion surplus militari nei pressi di dove ora c’è il semaforo di Fiumaretta e venivano radunati nella zona dietro l’attuale bagno Arcobaleno dove c’era un bosco di ontani ed un canneto. Terreni che anche allora erano del generale Accame. C’era anche un via vai di camion che portavano all’accampamento viveri e vettovaglie da caricare sulle navi. Altri viveri venivano acquistati dal Venè.
D. Cosa facevano lì?
R. Montavano le tende e si comportavano come se fossero campeggiatori. In attesa della partenza pregavano, facevano il bagno al mare, si lavavano o lavavano i panni nel canale Fabbricotti, facevano conoscenza reciproca e alcuni stabilivano rapporti amorosi superficiali. Soggiornavano nel campeggio almeno per una decina di giorni durante i quali penso che ricevessero istruzioni per il viaggio e l’imbarco.
D. Chi vi informava del- l’arrivo delle navi?
R. Era sempre il dr. Padolecchia che informava il maggior Venè della data di arrivo delle navi dirette in Israele. “Preparate le barche – diceva – perché il tal giorno, a tale ora della notte arriverà un grosso motoveliero davanti a Bocca di Magra”. Era sempre lì il punto d’imbarco perché c’era sufficiente fondale e la nave era meno visibile dalla costa.
I barconi erano ormeggiati lateralmente alla sponda del fiume. Appena arrivava la notte iniziavamo a fare la spola tra la banchina e la nave alla fonda. Prima caricavamo i barconi con vettovaglie, viveri, rifornimenti e bagagli poi per portare le persone, fino a 40 per ogni imbarcazione.
Portavamo le persone sin sotto le navi e le aiutavamo a salire sulle biscagline che venivano gettate da bordo.
Sono stati tre i trasbordi a cui ho partecipato nel 1946, poi nel mese di settembre sono stato chiamato alla Spezia per la visita militare per l’arruolamento in Marina. Da quella data ho lasciato il lavoro in attesa della chiamata alle armi in Marina, che è avvenuta nel mese di settembre 1947. (segue)
Sandro Fascinelli
Nota 1 – Quando fu firmato l’armistizio dell’8 settembre 1943, il generale Guido Accame, che si trovava a Roma, s’imbarcò con il suo gozzo a Civitavecchia per raggiungere gli Alleati in Sardegna ed effettuare poi con essi la Liberazione. Morì a Santa Margherita Ligure, dove aveva deciso di trascorrere gli ultimi suoi giorni. Dalla seconda moglie, la nobildonna toscana Letizia dei conti Paolozzi di Chiusi, ebbe due figli Ferruccio (attuale titolare del bagno Arcobaleno, e Falco deputato socialista per due legislature. La mamma di Letizia, Maria Von Weinberg, era tedesca di origine ebrea.